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Mancino per Stramax Ha scelto il «31»

nostro inviato ad Appiano Gentile

Meglio non fidarsi di un giocatore che dice di conoscere tutto del club che l'ha appena acquistato, spesso non riesce andare molto oltre la cartella stampa. Non fa parte di questa categoria Alvaro Pereira: «So tutto, ma proprio tutto dell'Inter. È stato fondata nel marzo 1908, era chiamata Ambrosiana con la maglietta e la croce rossa, fu fondata da 44 membri andati via dal Milan, ha vinto 18 scudetti, 3 coppe Uefa e 3 Champions... E tanto altro». Persino Marco Branca, al fianco dell'uruguaiano alla presentazione, si è stupito: «Un professore, una lezione!».
Comincia così l'avventura di Pereira all'Inter, terzino di ruolo ma girovago per vocazione: «Credo di aver giocato in ogni zona della parte sinistra del campo, deciderà Stramaccioni». L'uomo giusto per sfatare la maledizione del corridoio mancino nerazzurro? «Voglio ripagare la fiducia ma non paragonatemi a Maicon o Roberto Carlos, io sono io». Sempre sorridente ma, quando serve, sfoggia la faccia da duro: «Se sono stato vicino al Napoli? Si è parlato tanto di mercato, mi hanno venduto ovunque negli ultimi tre anni. Sono all'Inter, penso all'Inter, punto, non c'è altro». Dalla sua, la forza dei numeri: 41 presenze in Nazionale e 11 trofei vinti tra Cluj e Porto. Normale che non voglia perdere le buone abitudini: «So che all'Inter è in atto un ricambio ma c'è un progetto ambizioso, possiamo puntare a grandi titoli».
Viste le prime dichiarazioni, i tifosi interisti potrebbero soprannominarlo «Professore», in realtà Pereira ha già un soprannome, Palito: «Da piccolo per tutti ero Alvarito ma mio fratello non riusciva a pronunciarlo, così mi chiamava Palito. Ci sono legato».

Giocherà col numero 31, «ha un significato speciale per me - spiega - e per la mia famiglia», i tifosi potrebbero ammirarlo già domani a San Siro: «Sono pronto per la Roma».

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