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Mancio vara l'Italia del "c'è posto per tutti" e si ispira a Bearzot

"Nell'82 lui partì fra le polemiche e unì il Paese". Esame a Gigio, Perin e Sirigu. E apre a Buffon

Mancio vara l'Italia del "c'è posto per tutti" e si ispira a Bearzot

nostro inviato a Firenze

Sarà l'Italia della rinascita (il ranking attuale ci ha fatto precipitare al 22° posto), ma anche l'Italia per tutti. Sembra quasi uno slogan politico, in realtà è il credo del Mancini ct azzurro. «Non sono un mago e non ho la bacchetta, mi serve tempo», così l'allenatore chiamato a risollevare le sorti di una Nazionale spettatrice al Mondiale per la prima volta dopo 60 anni. Dice di ispirarsi alla Nazionale dell'82 di Bearzot, un selezionatore vecchio stampo come sarà lui («unì il Paese in modo straordinario, se ricordiamo quei giocatori, il presidente Pertini, il fatto che fosse partita tra le polemiche e con tanti problemi»), facendo contento il team manager Oriali - seduto in prima fila nell'aula magna di Coverciano insieme al vicecommissario Figc Costacurta ad ascoltare le parole del Mancio -, uno dei protagonisti di quell'Italia Mundial.

Il primo giorno da ct azzurro di Mancini, ormai orfano degli iridati del 2006, è dedicato alla conoscenza. Di Coverciano - vissuta solo per qualche ora una decina di giorni prima - e dei suoi ragazzi, alcuni già allenati, ma qualche anno fa. «Cosa mi ha detto Mario (Balotelli, ndr)? Buongiorno mister...», dice con il sorriso il ct quasi imitando la voce dell'attaccante. Balotelli, ma non solo. Perché è un'Italia per tutti, sinonimo di porte aperte. «Questa deve essere una squadra che unisce in un momento di difficoltà del movimento calcistico italiano, non è questione di un giocatore», sottolinea il ct. La Nazionale riparte con un calendario fitto di amichevoli, a cominciare dal duello con l'Arabia Saudita di lunedì a San Gallo, Svizzera. «Arabia Saudita, poi Francia ed Olanda: tutto in pochi giorni e, per questo, faremo una rotazione negli uomini praticamente totale. Senza dimenticare che in cinque si sono fermati», racconta Mancini. Ai box Marchisio, Emerson, Bernardeschi e Immobile, rimane nel gruppo Zaza, acciaccato ma abile e arruolato.

L'Italia per tutti equivarrà all'ingresso di giovani, alcuni già presenti a Firenze, altri (vedi Calabria, Barella e Cutrone) in arrivo dopo il 29 maggio e le amichevoli dell'Under 21. «E i giovani giocheranno anche contro Francia e Olanda, perché quella è un'esperienza importante per crescere», dice ancora il nuovo ct che per i prossimi due anni vuole una ripartenza senza strappi perché «dobbiamo imparare a vincere, anche le amichevoli, da sempre un punto debole dell'Italia. Sono convinto che la qualità, in questa Nazionale, non manchi, anzi...».

Nella ripartenza azzurra non c'è Buffon perché l'ormai ex portiere della Juve ha chiuso le porte all'Italia: niente gara di addio a Torino con l'Olanda il 4 giugno, ma qualcosa si muove. «Con Gigi ci siamo sentiti al telefono e mi ha spiegato che vuole continuare a giocare. Ho rispettato la sua volontà ed è giusto così. Fermo restando che tutti i giocatori migliori e in condizione possono essere chiamati in Nazionale», così Mancini che inserisce nel discorso anche Daniele De Rossi. Tradotto: il portiere non saluterà l'azzurro all'Allianz Stadium sia per le critiche ricevute negli ultimi mesi sia perché qualcosa, in futuro, potrebbe ancora accadere. La suggestione è quella di un'annata strepitosa al Psg, club con il quale Buffon si accaserà nella prossima settimana, che potrebbe aprire scenari imprevedibili.

Anche perché il futuro tra i pali dell'Italia è tutto da scrivere. Donnarumma sembrava l'erede designato, ma sarà sotto esame sin dall'inizio dell'era Mancini così come Perin e Sirigu. Insomma, nessuna gerarchia prestabilita. «Devo conoscerli bene, li ho visti solo in tv: in queste amichevoli giocheranno tutti e tre. Sono ottimi portieri e magari manca anche qualcun altro». Le porte a Coverciano sono aperte, anzi girevoli..

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