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Mazzarri e l'Inter: "Anno positivo". Ma intanto vuole una rivoluzione

Walter si promuove, i tifosi lo bocciano. Mercato: "Serve investire. Mi piacerebbe Luiz Gustavo davanti alla difesa"

Mazzarri e l'Inter: "Anno positivo". Ma intanto vuole una rivoluzione

Quattro anni fa l'Inter vinceva la Champions a Madrid e il Triplete si compiva. Ieri Walter Mazzarri, odierno allenatore dell'Inter, ci raccontava che questo è stato un anno molto positivo: quinto posto, sei punti in più rispetto alla stagione passata (una delle peggiori della storia), una serie di pali, traverse e punti perduti. «In classifica, dalla nona in poi, Juve a parte, rispetto all'anno scorso hanno migliorato solo Inter e Roma. Poi guardiamo il mercato fatto dalle altre squadre e quello nostro».

Oggi l'Europa si chiama Europa league, e ditemi grazie, sottintendeva Mazzarri, perchè ho riportato la squadra in Europa. «Un obiettivo che non era scontato». Avete capito bene: stava parlando di Europa, non di Champions. A ciascuno il suo. Sembra un mondo capovolto. Blasone, tradizione vip e storia dell'Inter lontani anni luce: il tecnico pareva uno di quei politici che vincono sempre, anche quando perdono. L'Inter una squadretta di provincia che ha compiuto un miracolo. Dipende sempre dai punti di vista. E da qualche svista. Ma l'ultimo giorno di scuola è come il giorno di Natale, meglio essere buoni e generosi: vale tutto. E le parole possono far passare per coraggioso, incosciente o non cosciente, magari incompreso mister WM. I tifosi, per il vero, non l'hanno presa così bene, mantengono la linea degli ultimi mesi: critici più che condiscendenti. Per ora non è feeling. Mazzarri ha provato a spiegare anche l'addio a Zanetti a San Siro. La gente pensava alla vecchia gloria, lui a guadagnarsi l'Europa. Conclusione: «Il risultato mi ha dato ragione e la gente ha apprezzato». Ottimista.

C'è di tutto un po' nelle ultime parole famose di Mazzarri, prima di andarsene in vacanza e disegnare una nuova Inter. Lui ci sarà, ha garantito. Lasciando trapelare solo il dubbio per il rinnovo del contratto. Si troveranno, parleranno, discuteranno, poi vedranno. «Si parlerà di un prolungamento, per essere convinti di avere unità di intenti e poter andare avanti insieme». Alla società lascerà l'incombenza di gestire le linee di mercato, ovvero: «Ci vogliono investimenti». Ma, tra un dire e un fare, lascia intendere qualche rivoluzione. Chiuso con gli argentini, c'è da rivedere il modulo. Ed anche i gestori. Ha allungato un nome: Luiz Gustavo, 27 anni, il brasiliano fino all'anno passato al Bayern e quest'anno al Wolfsburg. Quel tipo di giocatore da piazzare davanti o nella difesa a quattro: un centromediano metodista. «Dico lui per fare un esempio. Uno che giochi come De Rossi quest'anno». Mazzarri vola alto: il tipo costa 33 milioni ed ha un contratto da 4 milioni. Pietro Ausilio si è informato ed è tornato con una smorfia delusa. Altre ipotesi: Behrami, Javi Garcia, Granit Xhaka,Obi Mikel.

Vagabondando tra autocelebrazione e qualche ammissione di colpa (sì, ce l'ha fatta), raccontando che la squadra doveva essere più cinica («Troppi pareggi, non abbiamo gestito bene alcune partite») Mazzarri si è attribuito un titolo non onorifico, questo certamente a rigor di numeri. «Abbiamo la maglia nera dei rigori assegnati: uno solo». Ed ha avuto il buon gusto di aggiungere: «Che poi abbiamo sbagliato noi». Sempre i numeri dicono che l'Inter è migliorata in difesa (18 reti in meno), oggetto di soddisfazione che il nostro non ha mancato di far notare. Appunto da questa positività ripartirà con la linea a quattro, dove Vidic è specialista. Non è detto che Ranocchia sia destinato alla Juve. Guarin non è nei piani di conferma. «Dipenderà dall'idea tattica». Il tecnico punterà su Icardi e Kovacic , mentre gli è rimasto il rimpianto per Milito («L'ho rincorso tutto l'anno»).

Sembra di capire che sarà ancora un'Inter work in progress, anche nell'inglese dell'allenatore. Non compaiono promesse scudetto, al massimo una puntatina in zona Champions. Molto, racconta il tecnico, dipenderà dal mercato. Che poi è un bel modo di dividere le responsabilità. E se qualcuno ha dubbi, non dimentichi che: «questo è stato un anno positivo: è la verità».

Ma la verità è sempre fatta di mille facce: chiare e scure, nere e azzurre.

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