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Mazzarri: «Siamo l'Inter dobbiamo solo vincere»

Il tecnico cambia mentalità: «Voglio questo obbiettivo anche a costo di un pari in meno. Chi gioca? Faccio le consultazioni». Torna Palacio con Icardi

nostro inviato ad Appiano G.

L'Inter fa bene a Mazzarri, prima che ai giocatori. Lo ha perfino convinto che: «Noi siamo l'Inter ed abbiamo sempre un solo risultato: vincere». Qualcuno penserà: questo è il fratello illuminato di quello dell'anno scorso, che credeva di stare sulla panca di una squadra provinciale. Si contano sulle dita le volte in cui l'allenatore dell'Inter parlava di un solo risultato con tanta veemenza e convinzione. Il blasone non fa storia, ma talvolta serve farlo pesare anche nelle parole.

Qualcosa è cambiato, qualcosa è scattato nella testa, tranquillità e tensione si miscelano meglio: il tecnico riesce perfino a gestire una conferenza stampa con leggerezza, con un pizzico di sorriso e qualche battuta. Altro Mazzarri, non ancora altra Inter: nel senso del gioco, delle incertezze e dell'X factor. Lui dice: «Talvolta meglio un pari in meno e rischiare tutto: vincere o perdere. A Palermo ci ho provato anche con il tridente». Ora tocca alla squadra.

Ieri è sbarcato pure Thohir a dar man forte, altra storia rispetto a quando arrivava Moratti ad Appiano. Allora tutti felici e con l'idea di un amico in più attorno al campo. Qui tutti tirati e con il timore di avere un padrone che ti guarda, sorride e magari nel sorriso ci mette il veleno che solo un orientale sa dispensare come fosse zucchero. Thohir ha passato tutto il pomeriggio alla Pinetina, circondato da Fassone, Ausilio, Bolingbroke e Zanetti, ha cenato ad Appiano, parlato con Mazzarri e i giocatori. Stasera a San Siro ci sarà il pienone dirigenziale in tribuna. E l'Inter ci dovrà mettere gol e vittoria, non può attendere dopo due pareggi e i 7 gol rifilati al Sassuolo. Ecco il pensiero che torna. «Magari ci ripetessimo, mi basterebbe cominciare con la stessa grinta, serve ugual fortuna e cattiveria per sbloccare il risultato: è il segreto. Anche la Roma o la Juve pazzesca dei record sudano finchè non sbloccano il risultato. Ma sono più bravi o più cattivi a fare gol».

Per far tornare qualche conto, Mazzarri richiama Palacio, il miglior goleador delle ultime due stagioni. L'Atalanta, negli ultimi due anni, ha sempre vinto a San Siro. La tradizione vale qualcosa e il tecnico l'ha messa nel conto. L'argentino è andato al mondiale, poi ha lavorato per rimettere in sesto una caviglia rovinata. Nel miscuglio delle rotazioni, Icardi dovrebbe tener campo e Osvaldo panchina, Guarin e Hernanes («Non è al top ma lo aspettiamo») si giocano un posto da mezzala, Jonathan potrebbe tornare in fascia.

«Faccio le consultazioni come in politica, poi decido», ha raccontato con un sorriso l'allenatore. E, tra un sorriso e una puntualizzazione, ha ricordato la promessa resa ai tifosi l'anno scorso. «Ero davanti al Duomo, l'unica volta che ci sono andato. Non lo vedevo da una vita. Ma ai tifosi ho promesso l'Europa, non altro. É andata a buon fine. Stavolta chiedo di guardare al bel lavoro che tutta l'azienda ha fatto fin qui. Poi ci porremo obiettivi cammin facendo». Lo dice in omaggio al rinnovo per il ds Ausilio e per evitare problemi in caso di altri punti persi. «Dobbiamo superare eventuali scosse telluriche nel miglior modo, andare oltre il risultato per ottenerne di duraturi». Sì, insomma non sparate sul pianista. Ma l'Inter deve tornare a vincere.

E su questa idea Mazzarri non ha preso tempo.

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