Europei 2016

Dal Messico a Madrid perché i panzer ci fanno sorridere

Partita sempre stregata per i tedeschi anche se purtroppo la storia non gioca

Dal Messico a Madrid perché i panzer ci fanno sorridere

Italia-Germania? Un classico, come l'aumento del prezzo della benzina alla pompa. Prima o poi ci capita. Di solito pagano i tedeschi, questo dice l'almanacco, questo dice il campo e il football non dice bugie. Passano gli anni e la storia resta uguale, una specie di condanna a vita per la Mannschaft che vanta l'ultimo titolo mondiale in casa addirittura dei brasiliani e con quale batosta vergognosa. Dunque non ci sarebbe partita, non ci sarebbe sfida perché la Germania è sempre über alles, scrivi Merkel o Bundesbank e a che cosa pensi? Ma dici anche Volkswagen e allora occhio ai trucchi.

Troviamo conforto nelle immaginette sacre, quel quattroatre di Messico '70 è una leggenda, pure con lapide all'Azteca, pure un film, pure libri e sceneggiature, Rivera e Albertosi, Boninsegna e GiggiRiva, roba fortissima che nessun reset può cancellare.

Seguono altre fotografie e memorie, il 3 a 1 di Spagna 82, altra notte magica, Cabrini sbaglia un rigore, la moglie Consuelo lacrima in tribuna, sembra l'inizio della fine ma i tedeschi non sanno di Tardelli, del colpo di tacco di Scirea a mettere in azione gli altri, di Altobelli, di Paolo Rossi e di Bearzot, l'immagine di Uli Stielike stremato e giacente nella porta tedesca è il simbolo della disfatta dei bianchi di Germania.

Corro a Berlino, vengo a dieci anni fa, data ormai lontanissima davvero, vincere in casa loro è il massimo del godimento, vincere battendoli sul gioco e sulla tenacia, vincere con il gol di un difensore, Grosso, poi eroe dell'ultimo rigore mondiale, ancora di più, il raddoppio di una crapa rasata, Del Piero, come ciliegia sullo strudel, Die Grosse KO, si potrebbe scherzare ma allora fu davvero una vergogna nazionale, soprattutto perché patita contro gli italianucci, quelli che fanno i camerieri o i mafiosi, quelli da prendere in giro sulle coste adriatiche. Nein.

I tedeschi veri siamo noi, nel calcio almeno ci prendiamo la rivincita sulle posizioni intransigenti di frau Angela e di tutto quello che si porta appresso il Paese suo, tra epoca nazista e post.

Dunque la partita di sabato sera ha precedenti stimolanti, questo potrebbe risultare un problema. Mai fidarsi della storia, la Spagna ci dovrebbe avere insegnato qualcosa, abbiamo ribaltato non soltanto il pronostico ma proprio le cifre dell'almanacco. Così la Germania, ha le stesse voglie e poi un titolo mondiale lucidato anche con il suo club più importante il Bayern di Monaco che ha concesso la grande illusione alla Juventus per poi umiliarla all'ultimo respiro. Quella lezione è stata imparata a memoria dai nostri, juventini e non. E poi Loew non è Guardiola. Sta passando alle cronache per come sa usmarsi, dita, mani e altro, roba schifosa che ha fatto il giro veloce sui social, diventando più virale dei gol di Gomez e cameraden.

La Germania fa comunque paura a prescindere. Fa paura la sua fisicità, fa paura la sua assidua presenza nelle grandi competizioni, fa paura la sua fortuna ma, alla fine, i minuti sono novanta, come la paura appunto, ma vanno giocati, vanno affrontati come è stato fatto, battendo il Belgio e la Spagna. Il fatto è che sul manifesto ci sta scritto Germania e basta la parola per provocare turbamenti corporali. I tedeschi, come loro malacreanza, ci deridono, descrivono la nostra squadra come una formazione di vecchietti, così scrive la Bild, il foglio boulevard che scalda la pancia dei panzer, così allude anche Loew, tra una odorata e l'altra. Poi verrà il campo e verranno alla mente quelle fotografie di cui sopra. Città del Messico, Madrid, Dortmund, Varsavia. Ubriachi di gioia. Infatti stavolta giochiamo a Bordeaux. Prudenza con il vino.

E con il pallone.

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