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Il «metodo De Meo» paga Seat è sulla strada giusta

Il presidente: «Lavoro per dare fiducia ai nostri dipendenti». Tarraco è la sorpresa. Il piano Cina

Luca Talotta

Tarragona Chiamatelo metodo De Meo. Le idee sono chiare, il modo di operare altrettanto, l'obiettivo pure: «Togliere il punto interrogativo dalla testa della gente, ma allo stesso tempo fare margini per reinvestire nella ricerca futura di prodotto». La presentazione di Seat Tarraco, il Suv della Casa spagnola, è stato il momento ideale per discutere con il presidente Luca De Meo circa il domani di quest'azienda e del suo progetto a 360 gradi.

«Dieci anni fa la situazione era molto diversa - ricorda il manager milanese - adesso, per fortuna, arriviamo da tre esercizi positivi e possiamo guardare al futuro con più serenità. E non abbiamo debiti, cosa da non sottovalutare».

La luce in fondo al tunnel, per Seat, sembra sempre più vicina: «Ma il lavoro non è ancora finito - prosegue De Meo - l'obiettivo a breve termine è far nascere nei nostri lavoratori l'orgoglio di lavorare in Seat; ma soprattutto togliere il punto di domanda dalla testa di ognuno di loro».

Un lavoro più psicologico che pratico, fatto di mentalità vincente e imprenditorialità di successo: «La mentalità fa tanto, aiuta anche a lavorare meglio; perché nei processi di crescita, contano le persone».

E nel processo di crescita di Seat si inserisce a pieno diritto Tarraco; un nome che ricorda il legame della Spagna con l'antico impero romano, visto che all'epoca di Cesare la città spagnola di Tarragona si chiamava Tarraco. Ed è stata l'arena dell'enclave iberica ad aver fatto da teatro alla prima assoluta del Suv di taglia medio-grande, disegnato e sviluppato a Martorell, quartier generale di Seat, ma prodotto a Wolfsburg, in Germania. «Con Tarraco si completa l'offensiva a ruote alte iniziata nel 2016 con Ateca e proseguita con Arona - aggiunge il manager -: quando sono arrivato in Seat, Tarraco non era nemmeno previsto; ma, oggettivamente, era una vettura che tutti volevano e che ci permette di entrare in un mercato che mancava, quello dell'auto per la famiglia».

Il nuovo modello arriva in un momento molto positivo per Seat, che nel periodo tra gennaio e agosto ha venduto quasi 384mila unità in tutto il mondo, per una crescita del +21,9% rispetto allo stesso periodo del 2017; questi dati prospettano un nuovo record commerciale per il marchio, che in Italia viaggia a ritmi anche più alti (+27,73%). In attesa di capire come risponderà la clientela di fronte alla novità Tarraco, che sarà ordinabile entro la fine dell'anno con un prezzo di partenza di circa 29mila euro, a salire fino ai 42mila del top di gamma.

Ma l'attenzione di De Meo si proietta anche oltre: «Abbiamo tre grosse sfide in questo momento - precisa - essere in Nord Africa ci permette di produrre a bassi costi; l'abbiamo fatto l'anno scorso in Algeria, con 25mila vetture assemblate di diversi brand del gruppo. E vogliamo continuare a farlo, è uno sbocco molto importante per noi. E poi c'è il Sudamerica, qui è davvero strano che non ci siamo. Il ponte per questo mercato sarà il Messico, dove siamo già presenti in modo costante con una produzione di oltre 25mila unità. E infine la Cina: la joint venture con Jac per lo sviluppo delle auto elettriche ci permetterà di lanciare nei prossimi mesi un primo prodotto. Non è facile, ma lo sviluppo del 5G e un partner di prestigio ci fanno stare tranquilli». Senza tralasciare la sfida lanciata con il brand Cupra («l'obiettivo è far vedere che siamo bravi a creare auto cool usando tecnologie plug-in hybrid ed elettriche») e guardando, con ottimismo, all'immediato futuro: «Arriverà il momento dove non ci sarà più nessuno, in azienda, che si preoccuperà per il proprio futuro in Seat.

Quando questo capiterà, avremo raggiunto il nostro obiettivo».

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