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"Mi hanno trattato come Mou. Ormai il basket copia il calcio"

Romeo Sacchetti esonerato da Sassari dopo lo storico scudetto. E stasera la sua ex squadra sfida Milano. "Magari ci vado... Come vivo da ex? Male, mi guardano tutti come fossero a un funerale"

"Mi hanno trattato come Mou. Ormai il basket copia il calcio"

Romeo Sacchetti, l'Obelix di Altamura nato nell'agosto del 1953, alla cuspide fra vergine e leone, l'uomo che in Italia ha vinto tutto con Sassari dove nel basket non avevano mai vinto niente, guarda il mare di Alghero da disoccupato. Alla sesta giornata, 21 novembre, lo hanno messo da parte in una società dove era arrivato nel 2009, promozione all'esordio, allenatore dell'anno in serie A nella stagione 2011-12, contratto fino al 2018, 2 coppe Italia, lo scudetto e la supercoppa l'anno scorso.Pensi di trovarlo triste, arrabbiato, ma la dura vita, fuori e dentro il campo lo ha temprato, vita randagia, fra i profughi albanesi. Cominciò a giocare davvero a 20 anni, esordio in serie A a 23, il Gira la terza squadra di Bologna. Entra in nazionale a 26: argento olimpico a Mosca 1980, oro europeo a Nantes '83), bronzo continentale a Stoccarda nel 1985. Per Azzurra era Nureyev, definizione di Riccardo Sales quando lo vedeva danzare sulle punte fra i colossi, lui che è alto 199 centimetri e in peso forma era a 112 chili.

Caro Romeo come si vive vedendo le cose da fuori?

«Non bene, ma senza drammi. Quando vado a spasso la gente mi saluta come fosse a un funerale. Non è così, io sogno un funerale come quello di Lomu, del professore neozelandese con tutti i suoi studenti a fare la haka. Questa è la vita degli allenatori. Si rompe l'armonia con chi ti ha ingaggiato. Devi saperlo. Lo sapevo, ma non immaginavo finisse così. Diciamo che ho vinto un altro oro, primo esonerato dell'anno. Dopo si sono aperte le cataratte. Purtroppo il basket si avvicina al calcio».

Un contratto fino al 2018, ma se arriva l'offerta giusta, magari dalla Nazionale?

«Dalla Nazionale? Chi lo dice. Guardo, osservo, valuto, certo entrare nella squadra di Messina, il migliore degli allenatori italiani, sarebbe bello, dipende da Sassari, comunque non è questo il problema. Devo riflettere».

Sugli errori fatti, sul licenziamento imprevisto?

«Anche, ma se il mondo che ti sei scelto è questo le cose vanno così, copiamo dal calcio non dal mio amato rugby. Errori? Come tutti. Mi piace un basket gioioso, gente felice, questa volta ho sbagliato a scegliere il regista, ma auguro a chi mi ha sostituito tutto il bene. Come per Mourinho hanno criticato spesso il mio gioco, diciamo, la mia poca difesa. Ma se incontri per strada un Pozzecco, un Travis Diener è assurdo legarli. Mi chiedete se andrò a vederli? Quando mi sentirò pronto, non voglio disturbare. Certo la tentazione di essere in tribuna domani (questa sera, ndr) a Milano è forte...».

Farebbe effetto rivedere al Forum l'uomo che ha tolto a Milano vittorie che sembravano già sicure nella notte dove si inizieranno le celebrazioni per gli 80 anni dell'Olimpia. Forse è meglio vedere tutto in tv.

«Non sarei imbarazzato, con Milano mille storie, da giocatore quando ero a Torino con Guerrieri, poi a Varese, tante sconfitte, le vittorie che contano quando sono diventato allenatore. Loro forse ripresenteranno anche Alessandro Gentile che per me è da NBA. Spesso immarcabile. Sento dire che con lui giocano meglio. Vero che ci avviciniamo al calcio. Baggianate, lo dico chiaro, il mio difetto, ho pagato per aver dato spesso confidenza a chi non la meritava. Come si fa a pensare una cosa del genere, la verità è anche quest'anno sono loro i favoriti, in testa con tutti quegli infortunati, anche se l'anno scorso erano davvero i più forti e sembravano imbattibili».

Beh la classifica è cortissima, cosa non quadra nelle previsioni anche di Sacchetti all'inizio dell'anno?

«Forse soltanto Venezia, ma contro Trento ho visto un risveglio. Comunque i conti si fanno alla fine, magari sarà una finale Milano-Sassari».

Bagno europeo per Milano e Sassari, olimpiade da conquistare, però tutti vedono un risveglio, tanti giovani italiani che vanno forte, nell'ultima giornata il Formenti che lei portò in Sardegna.

«Ha fatto belle partite anche l'anno scorso, ma questo discorso sui giocatori italiani porta confusione. Subito sull'altare dopo una bella partita. Non è così che si crescono i talenti. Serve un campionato intero per la crescita, un altro per la conferma. Ditemi voi quale allenatore non vorrebbe avere italiani forti in squadra. Certo che bisogna rischiare su di loro, a patto che le società siano d'accordo fino in fondo.

Sulla nazionale sono fiducioso, certo dipende da chi troveremo sulla strada, però la scelta di Messina garantisce che abbiamo messo la squadra in mano al migliore e nell'ultimo europeo con Pianigiani abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti».

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