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Mick campione F3 batte papà Schumi

Michael vinse il titolo europeo a 21 anni, lui ne ha 19. La F1 pensa a lui

Mick campione F3 batte papà Schumi

Appena potrà, Mick sarà di nuovo a casa sua, nella grande villa sul lago Lemano. Appena potrà, magari stasera, si siederà accanto al padre che vive immobile, lo guarderà sognando di essere visto e gli parlerà sperando di essere ascoltato. Gli racconterà di ieri, del podio ottenuto ad Hockenheim, del secondo posto e delle otto vittorie che a diciannove anni gli hanno consegnato il titolo europeo di Formula 3. «Proprio come te papà, molti anni fa, però io sono più giovane» forse penserà o dirà o chissà.

Mick lo farà, come sempre in questi terribili cinque anni, per stimolare suo padre, Michael Schumacher, con parole e storie a lui vicine. Lo farà nella speranza che i ricordi si riaccendano e aiutino il grande campione a scostarsi anche solo un poco dallo stato di non vita dove è sprofondato da quella fottuta mattina di fine dicembre 2013. Mick lo farà prendendolo per mano esattamente come suo padre con lui quando lo accompagnava qua e là in giro per l'Europa, a bordo del jet di famiglia, per correre sulle piste di kart. Mick Betsch era il cognome con cui Schumi lo iscriveva alle gare, usando quello di mamma Corinna. C'era anche lui quel giorno sulle nevi di Meribel, nell'Alta Savoia, quando papà volò sugli sci andando a sbattere la testa contro le rocce nascoste da un manto bianco che pareva panna. Aveva quattordici anni, Mick.

Sarebbe strafelice, oggi, Michael. Magari lo è, però tutto resta chiuso nella gabbia immobile della sua vita. Totale il mistero sulle sue condizioni, anche se l'unica certezza è che non si è più ripreso. Sarebbe strafelice perché è una favola moderna quella che lo sport sta raccontando attraverso la sua famiglia e suo figlio. Una storia di ricchezza, gloria, felicità, dramma e adesso voglia di nuova gloria. La storia di un ragazzino cresciuto nell'agiatezza e costretto a diventare grande in fretta. Grazie al cognome che porta è arrivato presto al miglior team di F3, l'italiana Prema che ha lanciato Leclerc. Ma grazie al talento e alla voglia di migliorarsi ha dimostrato di meritarsela. Una favola moderna perché Prema vuol dire motore Mercedes ma anche Academy Ferrari, come se i punti cardine del passato del padre fossero diventati il presente del figlio. Soprattutto, una favola commovente perché a Mick mancava la sicurezza in sé, quella che solo la vittoria è in grado di regalare.

L'ha trovata un giorno d'estate in Belgio, a Spa, trionfando sulla pista dove papà aveva debuttato in F1 e vinto il primo Gp.

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