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Il Milan da alti e bassi vero rebus di Inzaghi. E troppi gol incassati

Difficile correre ai ripari a gennaio. Idea Diamanti, ma i soldi sono pochi

Il Milan da alti e bassi vero rebus di Inzaghi. E troppi gol incassati

Tutte previste le difficoltà nelle quali si sta imbattendo il Milan? La risposta è: ni. Sapevano tutti che Pippo Inzaghi, al debutto sulla panchina che scotta, con la missione del rilancio immediato in Champions league, avrebbe pagato dazio. E così è stato. Qualche scelta sbagliata (Alex spedito contro il Palermo alla terza consecutiva, Montolivo e De Jong subito insieme, reduci da lunghe soste per infortunio), qualche fiducia (Bonera) mal riposta, qualche esclusione ingiustificata (Zapata, Armero, Van Ginkel), qualche trappola tattica non fiutata (Tevez arretrato da Allegri su De Jong per lasciare libero Marchisio) ma niente di tragico, intendiamoci. A Milanello è tornata l'armonia società-squadra, orari rispettati da tutti, allenamenti intensi. Il deficit più marcato è fin qui rappresentato dalla mancanza di continuità nei risultati: il Milan sembra viaggiare sulle montagne russe.

Il gioco è spesso finito sotto accusa. Perché nello spartito preparato da Pippo e dal suo folto staff, si rintracciano molti schemi capaci di esaltare il contropiede manovrato, rendimento di segno opposto quando c'è invece da cingere d'assedio il fortino altrui. Una spiegazione c'è: fin qui è mancato Montolivo, fonte d'ispirazione, De Jong è stato sul più bello bloccato da un infortunio, Poli è un disordinato, per fortuna Bonaventura ha tappato molti buchi e coperto diverse "magagne" ma non è Pogba. Altro difetto antico: i gol incassati da calcio piazzato, l'ennesimo subito a Genova (6 in totale di cui 5 di testa), e da Antonelli che non è certo uno specialista. L'arrivo a Milanello di Gianni Vio, proveniente dalla Fiorentina, strombazzato in modo eccessivo, avrebbe dovuto limitare i danni. I risultati fin qui non sono apprezzabili. E di gol, ottenuti, sugli schemi preparati a tavolino, se ne contano in numero assai ridotto.

La difesa è e resta il tallone d'Achille del Milan di Inzaghi. E non solo perché da tempo ormai Nesta e Thiago Silva hanno salutato la compagnia. Indovinato, finalmente, il portiere (Diego Lopez), è il resto della gendarmeria rossonera a fare spesso cilecca. Hanno sbagliato in tanti: Bonera innanzitutto, preso di mira dal pubblico amico. Alex, l'unico leader riconosciuto, è rimasto fermo troppo tempo per via dell'usura muscolare. Il migliore del quartetto, per rendimento, Abate, ieri si è allenato da solo: straordinari molto apprezzati.

Il mercato di gennaio è stata la chiave di volta dei successi dell'ultimo Milan: per lo scudetto di Allegri furono decisivi gli arrivi a parametro zero di Van Bommel e Cassano, per il terzo posto di due anni dopo l'arrivo a prezzo di saldo di Mario Balotelli. Questa volta la priorità assoluta è rappresentata dalla partenza per la coppa d'Asia di Honda (6 reti senza rigori): potrebbe assentarsi fino a metà febbraio. La pista più attendibile, ed economicamente poco impegnativa, è quella di Diamanti per rispettare il precetto di Inzaghi (a destra uno di piede sinistro). Poi ci sono un paio di trattative, allacciate da tempo, e che conducono al centrocampista croato della Dinamo Zagabria Brosovic e allo spagnolo del Liverpool Suso. Ma Galliani deve mettersi al lavoro rispettando i soliti paletti di bilancio. Nessuno creda che il recente contratto con Emirates abbia portato soldi freschi in cassa, o in più rispetto al passato.

Piuttosto è sempre iscritta all'ordine del giorno l'esigenza di limare la rosa passando dagli attuali 28 ad almeno 25-26: Zaccardo e Niang sono i primi della lista destinati a lasciare Milanello.

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