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Milan-Barcellona olè. Anche Kakà e Balo per la prova del sette

Allegri: "Serve coraggio e difesa da squadra, sennò perdiamo". Brasiliano in panca con SuperMario

Milan-Barcellona olè. Anche Kakà e Balo per la prova del sette

Milanello - La chiamano la prova del sette. È la settima volta che Allegri si ritrova tra i piedi quel capolavoro di calcio chiamato Barcellona in Champions league seguito dalla richiesta, impegnativa, molto impegnativa, di limarne gli artigli, di imprigionarne il palleggio, se non addirittura di infliggergli una qualche lezione. Guidando, ed è questo l'aspetto più stravagante della richiesta, un Milan parente molto alla lontana dell'armata berlusconiana che negli anni novanta prese a schiaffi il Barcellona di Cruyff, Atene '94, finale di Champions con Berlusconi per la prima volta premier. L'impresa, per dire il vero, gli riuscì qualche mese fa in occasione dell'andata degli ottavi della passata edizione, 20 febbraio 2013 la data che fece immaginare la fine della dittatura azul-grana, 2-0 il risultato, gol di Boateng e Muntari nella ripresa.

«Proveremo a ripeterci» è lo slogan di Allegri e la parola d'ordine di tutto il Milan che questa volta non può e non deve temere gli effetti della sfida "dentro o fuori" ma può contare sul girone e sul possibile recupero di punti e qualificazione nei prossimi appuntamenti con Celtic e Ajax. Allora, senza Balotelli, inibito per l'Europa, la strepitosa serata rossonera fu il risultato di una spettacolare perfomance di attenzione e tensione, oltre che di resa e di rigorosa tattica: Allegri stese una rete tra centrocampo e difesa nella quale finirono con l'impigliarsi Messi e soci, incapaci di liberarsi al tiro a rete. Come invece avvenne al Camp Nou quando la pulce diede il via al diluvio di gol (ben 4) e alla rimonta. «Non dobbiamo concedere loro spazi e difenderci da squadra, altrimenti perdiamo» è il solito consiglio per sopravvivere in Champions dopo aver rialzato la testa in campionato. «Servono coraggio, disciplina e voglia di sacrificarsi» la formuletta non proprio scontata di Allegri condivisa da Montolivo, capitano del nuovo corso che prenota "una serata magica" assicurando sulla fede del gruppo. Sarà.

La variabile di questa ennesima sfida è la presenza di Neymar, talento costosissimo già ammirato in Confederation cup e che squaderna il famoso tiki-taka ideato da Guardiola. Bisogna identificare il punto debole, che è la difesa, come al solito, senza lasciarsi fuorviare dall'ultimo 0 a 0 incassato con l'Osasuna. «Ci aspettano 100 minuti di grande pazienza» l'altra qualità reclamata dal livornese che per suo conto ne dispone di quantità industriale, specie per domare cavalli imbizzarriti come Balotelli.
La chiamano la prova del sette ma perché i conti tornino non c'è bisogno solo del recupero di preziose energie (De Jong e Mexes assenti contro l'Udinese per squalifica), forse bisogna ricorrere anche all'umiltà di qualche carneade (Birsa) e alla cifra tecnica di un paio di mostri sacri presenti in panchina. Uno è Kakà che quando vede le maglie del Barcellona non ha certo bisogno di motivazioni speciali per esaltarsi: ha mezz'ora o poco più nei muscoli, molto di più nella testa. L'altro è Balotelli a suo modo, protagonista di una guarigione che ha del miracoloso se non fosse anche un pizzico misteriosa. Già perché, accreditato di un serio acciacco muscolare al ritorno dalla Nazionale, e perciò rimasto a riposo sabato notte, ecco Mario spuntare per l'allenamento di ieri pomeriggio a Milanello e ritirarsi solo nel finale per dedicarsi all'esercizio che predilige, calciare le punizioni, da ogni posizione e da ogni distanza. Riferito dello stupore per il recupero di Balotelli, può partire il quesito del giorno: conviene rischiarlo subito (magari perdendolo per altre due-tre settimane in campionato) o è meglio trascinarlo in panchina e procedere a riscaldarlo, all'occorrenza, nel finale, magari in coppia con Kakà? «Di solito io cambio gli attaccanti» è la frase-civetta lasciata da Allegri in eredità ai cronisti.

Solo la conclusione del summit di ieri sera tra Allegri e Galliani, con la partecipazione di medico e fisioterapisti, può sciogliere l'interrogativo. Alla fine c'è anche la suspence, come si conviene a una sfida di grande fascino che evoca solo calcio spettacolo e non duelli rusticani o rivincite polemiche.

Non c'è in gioco la qualificazione diretta al turno successivo ma qualcosa di più importante: la prova del sette per Allegri e per questo Milan ancora pieno di cerotti e di ritardi.

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