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Milan: basta al razzismo e all'ipocrisia

Boateng reagisce ai "buuu", i compagni lo seguono: partita chiusa dopo mezzora. La squadra esce dal campo e riconquista un ruolo da protagonista. E si scatena la retorica...

Milan: basta al razzismo e all'ipocrisia

Dall'Inghilterra a Busto Arsizio, ecco le foto di un'Italia che non ci appartiene ma che dobbiamo sopportare. Ieri questa Italia è finita davanti al giudizio di tutto il mondo. E non sarà stato un buon giudizio. L'italiano di colore presentato, ai primi di novembre, dalla rivista Time come simbolo di un'Italia diversa, che si azzuffa con il suo tecnico. I giocatori del Milan costretti a uscire dallo stadio di Busto Arsizio per protestare contro gli ululati del pubblico che, come tutti sanno, identificano una scelta razzista e gente becera. Saranno stati una decina gli ululati, azione dopo azione. Il team manager della Pro Patria ha provato ad intervenire con il quarto uomo. Ma gli arbitri continuano a vivere nelle nuvole di un loro mondo privato. Deve scoppiare una guerra perché si sveglino. Ed allora il Milan ha detto subito: basta! Ha dato un calcio al razzismo e all'ipocrisia. Ispirato dal suo capitano Ambrosini, dall'allenatore. Gesto accettato da avversari e da un pubblico generoso che voleva una festa e non l'ennesimo campionario dell'inciviltà. Busto non meritava questo schiaffone, città che ha difeso valori importanti nella sua storia. Anche se non sono poche le multe subite dalla società per «manifestazioni di discriminazione razziale». Una da 5000 euro (sic!) l'ha pagata ad ottobre.

Ma questa è l'Italia degli stadi, quella che tradisce chiunque. Non diversa da tante altre, anche se l'autoflagellazione non deve essere solo nostra. L'Inghilterra, da tutti presa ad esempio per la qualità della sua integrazione, ci ha fatto vedere che gli stadi sono una terra senza rispetto. E così in Spagna o in Russia.
Stavolta lo sforzo di frenare l'onda è venuto da una squadra italiana che porta sulle maglie, e nella storia, un pedigrèe di successi: non di più. Nessuno può sentirsi nel Paradiso degli immacolati. Il Milan si è stretto intorno alla rabbia di Kevin Prince Boateng ed ha acchiappato l'occasione per tornare ad essere squadra primattrice nel mondo. Facile l'obiezione: si sarebbe comportato così se fosse stato campionato o coppa? Nella storia del pallone c'è stato chi ha fatto il gesto, non oltre: Samuel Eto'o ai tempi di Barcellona eppoi dell'Inter, Marco Andrè Zoro, difensore ivoriano del Messina, in una partita contro l'Inter. Obiezione per ora senza risposta.

Si è posto la domanda anche il sindaco di Busto Arsizio che, con uscita improvvida, si è rovinato la faccia (salvo cercare di correggere il tiro in serata davanti agli schermi tv) tra uno svolazzare di argomenti non proprio confortanti. «Colpa soprattutto di quattro deficienti, 3-4 pirla e di chi non si è comportato da professionista. L'arbitro doveva intervenire. E Boateng ha tirato un pallone a 200 all'ora contro i tifosi, dovunque sarebbe stato espulso». Per poi arrivare alla conclusione facile: «Giusto aver dato un segnale, spero che accada anche a San Siro, Torino, in qualunque altro stadio». Il dubbio, tipico italiano, ma tipico umano è questo: avete fatto bene. Ma lo avreste fatto se...?
Meglio sperare che questo manifesto della buona volontà resti negli occhi per quello che è stato. E per quello che voleva contestare. Detto da Boateng via twitter: «Vergognoso che accadano ancora certe cose».

Mettiamola così: l'azione del Milan rivaluta una certa Italia. I bambini allo stadio stavolta sono usciti delusi. Speriamo alla prossima. Purtroppo, come sempre capita da noi, dopo il fattaccio si è scatenato lo tsunami della retorica: dai politici ad attori e cantanti. Una parola di sdegno non si nega mai a nessuno. Ed allora il presidente federale Abete ci ha raccontato: «Qualsiasi sanzione non cancellerà mai lo sdegno per un episodio inqualificabile». Perché? Gli altri? La Lega Pro ha deciso di costituirsi parte civile «contro gli irresponsabili». Peraltro già identificati. Barbara Berlusconi ha capito l'aria ed ha risposto con prontezza alla domanda di cui sopra: «Le partite vanno sospese anche in campionato». Barbara B. è giovane, per ora si sgancia dal paludato mondo calcistico pronto a dire tutto e il contrario di tutto. Ma, di solito, il vecchiume se ne sta con lo sdegno fra le mani. E niente più.

E il razzismo da stadio se la ride.

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