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Milan, cresce il partito "era meglio con Gattuso". Per Giampaolo decisive il Torino e l'ex Montella

Il ko nel derby alimenta i dubbi sul tecnico che fatica a trasferire i concetti alla squadra In quattro gare solamente un gol su azione Il silenzio del club non aiuta la sua posizione

Milan, cresce il partito "era meglio con Gattuso". Per Giampaolo decisive il Torino e l'ex Montella

Se Matteo Salvini, noto cuore di ultrà rossonero, ha abbandonato San Siro dopo la punizione di Biglia calciata sul secondo anello, era quasi inevitabile l'alluvione di critiche e ironie precipitato sul Milan e, ça va sans dire, su Giampaolo, il nuovo tecnico arrivato tra squilli di tromba e promesse di calcio divertente e fin qui rimasto a digiuno di risultati e gioco oltre che di derby. E così è stato. È diventato talmente martellante, sul web e non solo, da dare inizio alla campagna social allora era meglio tenere Gattuso rimasta come colpo in canna a chi non ha apprezzato né l'uscita di Rino e nemmeno il successivo mercato dimenticando che gli ultimi due derby di un Milan fa sono finiti con identico risultato. Di diverso, nel precedente più ravvicinato, c'è stata solo la reazione orgogliosa che permise a Cutrone di sfiorare il 3 a 3 clamoroso finale (di D'Ambrosio il salvataggio provvidenziale). Sono le solite esagerazioni del calcio italiano che finiscono col trasformare il tecnico appena arrivato a Milanello in un capro espiatorio nascondendo responsabilità e limiti che devono essere estesi innanzitutto alla parte più datata del gruppo e alla guida tecnica della società che ha governato le scelte sul mercato, in parte condizionate dal diktat dell'azionista («solo giovani di sicuro avvenire») e dai paletti del FFP.

I ritardi di Giampaolo nel trasferire dalla teoria alla pratica le sue idee di calcio palleggiato e divertente sono sotto gli occhi di tutti. E documentate da un dato statistico: nelle prime quattro sfide di campionato la miseria di due gol, di cui uno solo su azione. Tanto da essere criticato anche dall'ex patron Berlusconi: «Il gioco del Milan mi ha molto deluso», ha detto l'ex premier, aggiungendo: «Giampaolo? Non l'ho consigliato io. Maldini e Boban? Mi limito a dire che da giocatori li ho tifati...». Boban e Maldini cui si è contrapposto Giampaolo, andato dritto per la sua strada in materia di sistema di gioco (ovunque si trovi Suso, centrale o laterale sulla destra, è sempre 4-3-1-2, ndr) centellinando l'ingresso dei nuovi arrivati secondo una tecnica che ricorda molto quella di Allegri. A Verona per un tempo si è visto Rebic, in qualche modo decisivo, sabato notte è toccato a Leao e più avanti a Theo Hernandez reduce da un infortunio, presentarsi con qualche buona giocata (e quel palo centrato alla fine), segno che non c'è alcun pregiudizio ma solo una questione di tempo e di esercitazioni da rispettare. Piuttosto a rendere più cupo il futuro sono i silenzi del club che, come ha ricordato anche Lele Adani dai microfoni di Sky, dovrebbero essere al fianco dell'allenatore, aiutarlo a correggere eventuali errori e a rendere più solida la sua posizione agli occhi dello spogliatoio.

E invece dagli umori che si colgono viene fuori uno scenario completamente diverso che mette in discussione il destino di Giampaolo nelle prossime due sfide, entrambe impegnative, una dopo l'altra, in pochi giorni. Giovedì sera c'è il Torino di Mazzarri, piegato ieri pomeriggio a Marassi dalla Samp, e domenica prossima la Fiorentina a San Siro guidata da Vincenzo Montella che non ha mai digerito l'esonero decretato dal Milan dei cinesi, quando Mirabelli convinse Fassone che sarebbe stato meglio affidarsi a Rino Gattuso, all'epoca allenatore della primavera.

Senza una convinta e solida unità, il naufragio è garantito.

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