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Milan, l'ultima carta di Li È Rybolovlev il mister x

Si prova a vendere in extremis al patron del Monaco Ma c'è l'incognita del contenzioso con Elliott

Milan, l'ultima carta di Li È Rybolovlev il mister x

Oggi ricomincia l'incerto cammino del Milan di Gattuso, stretto nella morsa tra il giudizio del Tas di Losanna per la squalifica Uefa, i paletti sul prossimo mercato («sarà a saldo zero» l'annuncio ripetuto dello stesso ds Mirabelli) e il cambio di controllo del club ma l'ombelico del mondo rossonero non si troverà di sicuro a Carnago semmai tutti i riflettori sono puntati su Londra, capitale economico-finanziaria della vecchia Europa. Dalla city sono in arrivo le notizie più eclatanti e interessanti relative al futuro del Milan e del suo discusso azionista-presidente. Sempre a Londra sono stati segnalati, in missione closing, sia Yonghong Li scortato dai suoi consulenti che l'ad milanista Marco Fassone, impegnati in una trattativa - alternativa a quelle strombazzate nei giorni scorsi provenienti dagli Usa - che sta portando a una svolta nella cessione del Milan stesso. La regia sarebbe del potente procuratore Jorge Mendes. Di sicuro la stagione di mister Li è giunta al capolinea 15 mesi dopo l'inizio scoppiettante: questo epilogo è scontato e lo si è intuito non soltanto dagli umori della platea dei tifosi ormai stanca e sfiduciata ma soprattutto dalle difficoltà del cinese di reggere dinanzi a tutte le scadenze e alle esigenze di continue immissioni di denaro nelle casse rossonere. Le ultime tracce, dopo la smentita solenne di un coinvolgimento del magnate Usmanov, hanno consentito di individuare nel patron del Monaco, Dmitrij Rybolovlev il famoso mister x di cui si è parlato qualche giorno prima attribuendo questa pista a un acquirente di area araba.

Anche in questo caso la chiusura della complessa trattativa, aperta fin da quando Yonghong Li si alzò dal tavolo allestito da Goldman Sachs per favorire il passaggio del Milan a Rocco Commisso, patron di Mediacom, nasconderebbe una complicazione regolamentare poiché per i regolamenti dell'Uefa, come è noto, non è possibile possedere la proprietà di due club anche se in materia c'è il precedente del Lipsia a cui hanno fatto riferimento gli esperti delle due delegazioni. Consapevole probabilmente dell'inatteso sviluppo e del rifiuto di riprendere il dialogo, Rocco Commisso, in partenza per la Russia per assistere alla fase finale del mondiale, dagli Usa ha tentato l'ultimo disperato assalto alla diligenza cinese riaffermando la propria volontà di acquistare il club, senza rinnegare la propria antica fede juventina e anzi riannodando il filo del proprio interesse alla presenza in panchina di un altro calabrese, Rino Gattuso, gratificato con giudizi lusinghieri e qualche improbabile paragone («calcisticamente all'inizio ero come lui») tecnico.

Non sarà semplice, per l'azionista cinese, uscire dal contenzioso aperto con Elliott con una stretta di mano e amici più di prima come si dice in gergo. Dal punto di vista squisitamente formale e non solo, il fondo americano che prestò i 303 milioni nell'aprile del 2017 per completare il closing con Fininvest e qualche giorno fa è intervenuto per versare la somma di 32 milioni reclamata dal cda rossonero - può considerare Yonghong Li inadempiente per il mancato versamento dell'aumento di capitale entro il termine ultimo di venerdì 6 luglio. Fu per questo motivo che Marco Fassone, impegnato nello slalom tra Elliott e il suo azionista, dichiarò una settimana fa ai microfoni di Milan tv di «sapere solo che la cifra era stata versata sul conto corrente rossonero».

Si trattava di una materia delicata, che poteva essere impugnata dai legali in caso di contenzioso tra Elliott e Yonghong Li.

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