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Menez, lampo nel buio. Poi la Lazio si diverte

Un punto in 4 partite, media da retrocessione. La solita difesa e uno svarione di Montolivo spalancano la porta a Parolo e al redivivo Klose

Inseguito da Mexes, Miroslav Klose segna così il gol del sorpasso sul Milan
Inseguito da Mexes, Miroslav Klose segna così il gol del sorpasso sul Milan

La Lazio ha la bava alla bocca e spazza via quel che resta dell'impresentabile Milan. Soltanto un mese fa, proprio all'Olimpico di Roma, ci fu un'altra squadra ammirata per tenuta (in 10 contro 11) e per splendida organizzazione tattica. Sembra sparito quel Milan rimpiazzato da un gruppo irriconoscibile che rimedia la terza sconfitta nel mese di gennaio, un solo punticino raccolto (col Toro): un passo dalla zona retrocessione, altro che terzo posto. Il castigo è molto pesante anche nel risultato, oltre che nella perfomance. Umiliato il Milan della ripresa, raggiunto, messo sotto nel gioco, nell'esuberanza fisica, e poi surclassato con un rotondo 3 a 1 che suona come uno schiaffo pesantissimo. Questa volta nessuno può chiamarsi fuori, Inzaghi e il suo staff in prima fila. Da denunciare il comportamento sciagurato di Mexes, autore di quella scena da far west nel finale. Espulso, meriterebbe di finire fuori squadra. L'aspetto più avvilente è un altro. Il Milan sembra una squadra morta nella testa oltre che nelle gambe. Adesso è crisi pesantissima, martedì c'è il replay in coppa Italia e non c'è nemmeno il tempo per dimenticare quest'altra figuraccia. Pippo chiude in silenzio, impietrito dalla risposta dei suoi. Nemmeno la fiducia della società e qualche cambio nello schieramento possono tirarlo fuori da un incubo. Servirebbe un miracolo. Già ma di chi?

Proprio come a Torino, ma solo nella prima parte. Partenza felice del Milan e assedio della Lazio che sbatte prima contro un paio di errori dell'arbitro e poi una striscia di prodezze del portiere Diego Lopez. Milan dunque subito in vantaggio (dopo 4 minuti), sempre Menez il protagonista, palla rubata a Basta, percussione in area e sinistro chirurgico nell'angolo opposto. Verrebbe da chiosare: fatevi fare pure un gol dal Milan... Da quel momento, la Lazio prende di petto il rivale e lo sbatte contro il muro di Diego Lopez che regge per una frazione intera. Merito suo personale (un paio di prodigi in uscita su Klose e Candreva), ma anche della discutibile precisione degli avanti di Pioli che sbavano una, due, tre volte lasciando i rossoneri davanti durante l'intervallo. Troppo facilmente la Lazio costruisce azioni da gol, Candreva sfonda a destra su Armero (il solito disastro). Montolivo è uno dei pochi oppositori, insieme col Menez che deve soffrire per tutto il resto del tempo di un grave isolamento.

Nel frattempo anche Mazzoleni, l'arbitro, finisce nel mirino del pubblico dell'Olimpico. Gli rimproverano di aver sottovalutato la collisione Bonaventura-Radu e poi lo strattone di Mexes su Mauri. L'illusione della tenuta da parte del Milan e di Inzaghi non può durare come a Torino, fino ai titoli di coda. E infatti nella ripresa sono sufficienti appena quattro minuti, nemmeno frenetici, per rovesciare il risultato e anche la tenuta difensiva dei rossoneri ribaltando il gol di Menez. Nelle due occasioni c'è un cumulo di errori e omissioni da far rabbrividire. Sulla prima Armero lascia campo libero a Klose (che può trovare Parolo in area, libero di colpire), sulla seconda Mexes pasticcia in modo clamoroso su retro-passaggio di Montolivo spalancando la porta al tedesco che questa volta non può mancare il raddoppio e infila tra Diego Lopez e palo prendendosi la rivincita. Firmato il gol più complicato, sbagliato quello più semplice: è calcio anche questo. Il 2 a 1 vuol dire raggiungere, con merito indiscutibile, il terzo posto, pur se per una sola notte. A quel punto, inizio della ripresa, qualche acciacco (del gagliardo Bonaventura alla spalla sinistra) e deficit vistosi (Van Ginkel lanciato in mischia dopo un bel tot), moltiplicano gli affanni del Milan che non ha una sola idea di gioco offensivo oltre che non saper difendersi. Gli arrivi di Cerci e di Pazzini sono un tentativo coraggioso di inseguire la Lazio varando un sistema di gioco (4-2-3-1) che è forse ancora più incompatibile con la cifra tecnica e l'insicurezza del gruppo.

Il fatturato è modesto, molto modesto: un tiro in porta, di Pazzini.

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