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Milan come la Roma anche giocando in 10

Buone notizie per la Signora che torna a +3 grazie alla difesa rossonera Inzaghi inventa un super catenaccio stile Rocco. Solo Gervinho fa paura

Milan come la Roma anche giocando in 10

Le belle notizie di fine anno sono almeno due: 1) per la Juve di Allegri; 2) per la vituperata difesa del Milan. Inzaghi ha fermato la Roma sullo 0 a 0, in 10 negli ultimi 25 minuti: è questa, dopo lo schiaffo al Napoli, la sua prima perla in carriera sulla panchina rossonera. Così l'arci-nemico Allegri può festeggiare a Doha il vantaggio sul rivale più temuto, rimasto a tre punti. Anche il Milan, nel suo piccolo, può gonfiare il petto per questo pareggio e per il bottino di gol incassati negli ultimi quattro turni, uno solo. La famosa banda del buco è diventata un muro di cemento armato: onore al merito dello staff tecnico. A parte numeri e statistiche, ieri sera, proprio all'Olimpico, il nuovo Milan ha mostrato il suo volto più rassicurante. Si è difeso in modo scientifico nel primo tempo, ha sorpreso nella ripresa la Roma: solo De Sanctis, il portiere di Garcia, è riuscito a fermare una stilettata di Menez mentre Diego Lopez si è esibito nel finale, a pochi rintocchi dalle sirene, in un provvidenziale intervento su Gervinho. Forse proprio da Roma e dalla Roma è arrivato il responso più atteso: il terzo posto, per i berlusconiani, non è una chimera.

Padrone della propria metà-campo. Così Pippo Inzaghi, correggendo il dettato berlusconiano e modificando il disegno dello schieramento, ha schierato ieri sera il suo Milan alla maniera, antica, del paron Rocco. E cioè con ben 9 pedine dietro la linea della palla, allagando la metà-campo in modo da evitare alla Roma, specialista, gli spazi vitali per partire con triangoli veloci nell'intento di guadagnare la porta. Ne è venuta fuori, per dirla tutta, un super-catenaccio, dal quale i rossoneri sono riusciti a sgabbiare solo un paio di volte, in apertura con Poli e verso il finale del primo tempo con Mexes (legnata da 40 metri all'incrocio) cui si è opposto con eccellente intuito De Sanctis. La Roma invece, a ritmi troppo lenti, ha collezionato una striscia di angoli consecutivi che sono diventati il maggiore pericolo per Diego Lopez, autore di una prodigiosa respinta, di piede, su Gervinho. Al culmine di uno di questi, l'episodio più discusso, visto, rivisto e rilanciato più dalla tv che dagli spettatori, il rigore reclamato dal solo De Rossi. Su un cross arcuato Gervinho ha "bucato", in quota, la palla; De Jong, arrampicandosi sul rivale, l'ha invece schiaffeggiata. Che la deviazione sia sfuggita ai più è possibile, che sia sfuggita anche all'addizionale Massa, posizionato meglio di tutti noi, è forse più grave oltre che la dimostrazione plastica dell'inutilità dell'arbitro di porta, ha portato più polemiche che vantaggi.

Assalito dai rimorsi, proprio l'addizionale in questione, è intervenuto in sostegno di Rizzoli per suggerrigli il secondo giallo da appioppare ad Armero, espulso a metà della seconda frazione.

Più coraggioso il Milan della seconda frazione, uscito spesso dalla sua tana, può darsi dopo le correzioni tattiche dell'intervallo, per far capire alla Roma che non è il caso di dormire sonni tranquilli. E infatti un paio di blitz (di Poli e Menez) dei rossoneri sono state frenate dalle sicure mani di De Sanctis. Sfida cambiata radicalmente con l'espulsione di Armero al minuto 25, l'arrivo di Alex dalla panchina (sostituito l'impalpabile Honda) per sistemare il quartetto difensivo: il Milan è costretto in dieci a rinchiudersi nel fortino, i centrocampisti di Inzaghi, Poli e Bonaventura tra questi, costretti a cantare e portare la croce, mentre la Roma ha utilizzato tutte le cartucce a disposizione di Garcia, da Ljalijc a Destro, per tentare di forzare il blocco milanista.

Con discutibili risultati: solo una vera e propria occasione da gol, costruita in slalom da Gervinho durante il recupero, prima e dopo una serie di mischie furibonde, domate dalla quasi perfetta organizzazione difensiva dei berlusconiani.

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