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Milano illude ma Trento la mette a nudo

Armani in vantaggio poi crolla. Reggio, il ds osa criticare i giocatori. Inchiesta

Milano illude ma Trento la mette a nudo

Emporio Armani a piedi nudi anche nella partita d'esordio delle semifinali scudetto, peccatrice come aveva fatto nei quarti contro capo d'Orlando, battuta dalla difesa di Trento, da se stessa, sconfitta 66-76 in gara di una semifinale al meglio dei 7 incontri. Certo ci vuole la pazienza di Armani per sopportare questi bagni nell'acido. Qualche fiore, in 13' 27-17, poi la masochistica ricerca dei vetri disseminati dalla difesa di Buscaglia: 35-32 dopo 20', perdendo 9 palloni, ubriacandosi con quintetti sbagliati e Repesa sfiora il masochismo con l'inguardabile Kalnietis il peggiore di tutti alla fine, -5 di valutazione. Per fortuna è andato bene Tarczewski, 15 punti e 11 rimbalzi, preferito al farfallone Raduljica. Non è bastato il recupero di Sanders, 3 su 8 al tiro, a liberare gli altri dall'angoscioso istinto degli anonimi. Hanno giocato tutti male, da Simon a Cinciarini per finire a Pascolo e Hickman, con Macvan inguardabile.

La voglia di sgambettarsi da soli diventa malattia quando Trento ritrova il filo rosso del gioco con Craft, quando le Aquile ammanettano con la difesa un attacco senza luce mentre Hogue 23 fa strage nel pollaio di Repesa. Al terzo intervallo la Dolomiti è avanti 58-54 e il Forum, 10376 spettatori, vede sorridere solo la curva trentina, mentre il fedelissimo Galliani sembra disperato come certe volte a San Siro prima dell'addio.

Niente in confronto a quello che la gente deve digerire nell'inguardabile ultimo quarto quando Trento, bellissima, una squadra, un miracolo se si pensa che è pure incompleta è a più 12 con 3'50" da giocare. La foto, rigorosamente in occhiali scuri di Milano è nel finale sull'ennesima palla persa, con Kalnietis fantasmino di Assago.

Domani si replica, ma Milano ha già mangiato un gelato al veleno e Trento ha una difesa che smaschera le squadre finte come possono testimoniare Shields (12), Gomes (13) e Flaccadori (10).

Nella spirale dei play off dove si gioca ogni giorno, stasera la prima fra Venezia ed Avellino (20.45, diretta RAI-SKY), il basket deve anche difendersi da se stesso. Bufera a Reggio Emilia dove il direttore sportivo, l'ex azzurro Frosini, ha accusato i giocatori italiani di aver pensato alle cifre individuali e non alla squadra. Insurrezione dell'associazione giocatori. Richiesta assurda per un deferimento federale. Meglio muti, la verità sembra faccia male. La cosa ridicola: è stata aperta un'inchiesta.

La difesa sulle opinioni è quella che al momento viene meglio al basket italiano anche se c'è chi considera l'uscita un falso bersaglio per giustificare un futuro con una squadra più modesta di quella finalista scudetto per due volte e anche di quella eliminata nei quarti 3-0 da Avellino.

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