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Milik, dal mal di pancia alla doppietta

Il polacco era teso. Ancelotti lo rispolvera titolare dopo un mese e lui colpisce

Milik, dal mal di pancia alla doppietta

Napoli Aveva ragione di esistere il mal di pancia di Milik. «Se non gioco perdo la fiducia. E anche l'abitudine a far gol». Era una promessa e l'ha mantenuta. Ancelotti lo ha rispolverato titolare contro il Verona, l'Arcangelo del gol ha replicato con una doppietta, la firma su una prova di dignità e di carattere più che di bel gioco e risposte convincenti. Non è stato un buon Napoli, capace ancora una volta di regalare un tempo (il primo) e indugiando oltre mezzora in attesa che qualcuno accendesse la lampadina. Milik, appunto, al termine di un'azione bella ed avvolgente, la cosa migliore fino a quel momento. Ma prima c'era stato in campo solo il Verona, passo più ritmato e grinta da vendere, padrone di entrambe le fasce laterali e del palleggio a centrocampo, di solito il pezzo pregiato della banda ancelottiana. Pochi punti di riferimento dalla trequarti in su, orchestra diretta da Amrabat e quasi un tiro al bersaglio dalle parti di Meret: sintomatica la triplice e consecutiva parata del portiere (17') su Lazovic, Pessina e Stepinski, perfetta fotografia di come si era messa la partita. L'intuizione di Fabian Ruiz e la deviazione volante del polacco, al primo gol stagionale, hanno modificato inevitabilmente l'inerzia.

Nessuna vergogna nell'accettare la realtà, che parlava di un Verona più fisico, spesso in anticipo sul pallone, con gli azzurri raccolti a far muro a centrocampo e ripartire. Puro contropiede per stanare i veneti e colpirli sul fianco debole, il sinistro, dove nella ripresa Insigne ha potuto accelerare di più e meglio dopo che l'allenatore si era deciso a togliergli dai piedi l'inconcludente Younes. Allora si che è cambiato finalmente qualcosa, perché l'ulteriore innesto in quella zona di Zielinski ha completato l'opera. Il tenace e volenteroso Verona non ha mai mollato, unica pecca è stata quella di non aver messo la museruola ad Arkadiusz: guizzo felino sul primo palo di testa e raddoppio servito.

Gestione della palla (e del risultato) che passa dalla parte azzurra, l'ultimo rammarico è di Mertens: palo pieno, altrimenti avrebbe raggiunto tra i bomber di sempre un certo Maradona.

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