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Missione compiuta per il Milan: vittoria 3-1 in Belgio

Il Faraone segna e manda in gol Pato. Poi la rovesciata-gioiello del francese

Missione compiuta per il Milan: vittoria 3-1 in Belgio

In Champions è ancora e sem­pre vecchio Milan. Capace di quali­ficarsi, per gli ottavi, con un turno d'anticipo e di rispondere alla strepi­tosa esibizione della Juventus, con una prova autorevole e autoritaria. Tre gol, tutti concentrati nella secon­da frazione, sono il frutto di una perfo­mance opposta rispetto a quella del primo tempo. Prima un Milan che balbetta calcio e si difende con affan­no, poi un Milan spietato con El Shaa­rawy e Pato, spettacolare nel capola­voro stilistico di Mexes. Da Bruxelles, lo stadio dei suoi successi (terzo con­secutivo nella storia recente), la Champions restituisce al campiona­to un Milan in traiettoria perfetta con quello applaudito a Napoli. Non so­lo.

Ma oltre a verniciare lo smalto di El Shaarawy e ad ammirare la follia di Mexes, può persino assistere alla ri­nascita di Pato, spedito nella mischia al momento giusto e capace di spia­nare la strada al successo: procura l'espulsione di un rivale, quindi chiu­de col rotondo 3 a 1 che riporta a casa un Milan sorridente, entusiasmante. D'accordo, Allegri non cambia il Milan, né il sistema di gioco e neppu­re lo schieramento ( solo Yepes al po­sto dell'acerbo… Acerbi) ma i difetti più inquietanti di questa stagione so­no difficili da estirpare. Esempio? La­sciare la partenza ai rivali. Lo spetta­colo è dei più avvilenti e deprimenti. Con i belgi che si lanciano all'assalto del fortino di Abbiati (300 presenze tonde tonde) e i rossoneri in clamoro­so affanno che non riescono ad usci­re fuori dalla propria metà-campo col palleggio né con azioni manovra­te. Così tocca all'Anderlecht fare la partita e apparecchiare una serie di occasioni che possono ingolosire chiunque, persino Iovanovic e Praet, non proprio dei mostri di precisione: alla meglio la difesa milanista, nella quale emerge l'elementare sicurez­za del baby De Sciglio salva la ghirba grazie anche a un intervento provvi­denziale di Constant ( con Abbiati in­chiodato ai pali). Del Milan, dotato di gioco e di personalità ammirato a Na­poli, non c'è alcuna traccia.

Come a Napoli, come nel resto del­la stagione milanista, può risolvere ogni problema il ragazzo con la cre­sta? È un interrogativo retorico, co­me si capisce al volo perché la rispo­sta è pronta dopo qualche minuto successivo all'inizio della ripresa. E qui è sufficiente l'ennesima incursio­ne di De Sciglio con successivo cross veleggiato depositato sul piedino ma­gico, quello destro, di El Shaarawy per salutare il vantaggio milanista del ragazzo d'oro (16 sigilli comples­sivi, 10 in campionato, 2 in Cham­pions e 4 in azzurro).

L'intesa perfetta, a occhi chiusi, tra i due classe '92, proprio come a Napo­li, funziona in modo magistrale. Pri­mo tiro in porta della sera ed è gol: ogni tanto la fortuna si ricorda di ten­dere una mano al vecchio Milan. Co­sì come il santo protettore di Mexes, dev'esserci da qualche parte, si ricor­da di dare una mano al francese, auto­re di una prodezza balistica che rievo­ca il capolavoro di Ibrahimovic con­tro l'Inghilterra: la sua rovesciata, pla­stica, sulla punizione di Montolivo è un tocco d'artista, che schiena l'An­derlecht. Mal gliene incolse. Perché qualche istante prima del gol belga (in area perdono i duelli in quota e il portiere non si muove dalla linea) il francese si procura un accidente al gi­nocchio e risulta anche ammonito: non ci sarà con lo Zenit a San Siro. Ep­pure di quel gioiello si parlerà nei prossimi giorni e forse anche per qualche settimana.

A quel punto i belgi, in dieci a causa dell'espulsione sacrosanta di Nuytin­ck (fallaccio su Pato) hanno una, due, tre fiammate: Abbiati si brucia una sola volta.

Alla fine c'è gloria an­che per Pato. Toh, chi si rivede!

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