Russia 2018

Modric, CR7 e Kroos: è potere Real

Gol, recuperi, parate: i «blancos» protagonisti in tutte le nazionali

Modric, CR7 e Kroos: è potere Real

Quelli del Madrid, nel senso del Real, sono egoisti, ingordi e insaziabili. Non sono bastate loro le tre Champions league consecutive, nemmeno le quotazioni stratosferiche. Sono arrivati in Russia, divisi dalle rispettive nazionali ma uniti, come sempre, dallo stesso istinto di primeggiare. Non soltanto Cristiano Ronaldo, magistrale interprete del Portogallo con la tripletta proprio alla Spagnama il resto delle merengues si è presentato con uguale merito.

Modric è l'ultimo genio dei numeri 10, violentati dal tattiscimo contemporaneo. La Croazia, come il Real, gli deve molto, il gol all'Argentina ha avuto il sapore della vendetta di chi non ha uguale gloria di altri suoi sodali in giro per l'Europa. Modric ha una clausola liberatori di 350 milioni di euro, chi lo sogna prepari il colpo in banca. Toni Kroos ha tolto la vergogna alla nazionale tedesca, il gol all'ultimo respiro contro la Svezia è stata l'occasione per ribadire che i 25 milioni spesi dal Real quattro anni fa oggi valgono quattro volte tanto.

C'è poi un quartetto che risulta essere in testa alla lista per i palloni toccati: Isco è onnipresente, 261 volte ha calciato in una Spagna non certo elettrica, Kroos lo segue con 242 tocchi, Marcelo è il terzo, nel Brasile 240 contatti con il pallone, chiude il gruppetto dei vogliosi Sergio Ramos, con 231 tra interventi in difesa e a sostegno, al punto che lo stesso spagnolo è il primo in classifica per i passaggi riusciti, 205 per una percentuale altissima del 94,47 per cento, tanto per cambiare alle sue spalle c'è Kroos 93,2, Isco al quarto posto con 93,4 e Marcelo leggermente staccato con 86,24. Ma lo stesso Marcelo è il secondo, alle spalle del duracell Kanté, per palloni recuperati, 26, non molto distante è Kroos a 20, la truppa del Real segue con Casemiro 18, Varane 17. Per non farsi mancare niente Keylor Navas, portiere di Costarica, è secondo, dietro il messicano Ochoa, per parate decisive, 9.

Si può pensare di tutto, dunque, sul miedo escenico del Bernabeu, sui favori arbitrali, sul potere di Florentino Perez, sulla magia di Zidane ma certi risultati grandiosi non vengono per caso e per spinte, sono figli della qualità, della preparazione, di un gruppo che oltre al proprio club sa rendere illustre anche la rappresentativa nazionale di riferimento. In Italia questo accadeva fino ai giorni di calciopoli.

Poi la bufera, dopo il mondiale vinto a Berlino, cancellò ogni cosa, compresa l'Italia di Lippi.

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