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Il mondiale del gelo, degli addii e delle grandi speranze azzurre

Da domani in Svezia Hirscher e Shiffrin cannibali e l'ultima di Svindal e Vonn. Però occhio a Paris, Goggia e Brignone

Il mondiale del gelo, degli addii e delle grandi speranze azzurre

Åre Meno uno o, se volete guardarla da un altro punto di vista, più uno. Il Mondiale comincia domani, la coppa del mondo ha chiuso ieri la sua prima fase con il secondo annullamento consecutivo a Garmisch, tappa che non avrebbe dovuto essere messa in calendario così a ridosso dell'evento più importante dell'inverno e che per questo ha pagato a caro prezzo il maltempo che imperversa sull'arco alpino e non solo. In Svezia nevica da giorni, a Åre tira pure un vento gelido, sembra di essere tornati indietro di 12 anni, al 2007, quando la cittadina 350 chilometri a sud del Circolo Polare Artico ospitò i Mondiali per la seconda volta (la prima nel 1954) e dovette lottare per due settimane contro neve, bufera, gelo e condizioni a volte disumane. Ma eccoci di nuovo qua, 11 mesi dopo le finali di coppa dello scorso marzo quando, causa vento, ben due gare - gigante femminile e slalom maschile - furono annullate e altre quattro, tutte quelle veloci, furono accorciate diventando discesine sprint e superG ridicoli. Non è per mettere le mani avanti, no, ma chi si appresta a seguire lo sci nei prossimi giorni sappia a cosa va incontro. Nulla di nuovo, parliamo di uno sport che al fatto di svolgersi in inverno, all'aperto e in montagna aggiunge la velocità e di conseguenza il rischio. Lo stesso che si corre ad assegnare un mondiale a località che offrono scarse garanzie meteorologiche. Åre si trova su un grande lago e le sue piste scendono da un monte, l'Åreskutan, che si erge quasi isolato in mezzo ad una landa pianeggiante. Dove andrà ad imperversare il vento secondo voi?

L'ultima per Vonn e Svindal

Ma basta notizie negative, è ora di parlare delle gare e del fatto che questo sarà un mondiale in ogni caso indimenticabile, perché sarà l'ultimo per due personaggi che hanno scritto la storia del nostro sport. Si tratta di Lindsey Vonn e Aksel Lund Svindal, 34 anni lei, 36 lui, in comune un passato glorioso fatto di ori olimpici e mondiali, coppe del mondo generali e non solo, vittorie su tutte le piste del pianeta in almeno quattro discipline (lei in cinque) e purtroppo anche una lunga serie di infortuni alle ginocchia. Che non li reggono più e hanno detto basta, obbligando i due eroi ad una scelta che avrebbero volentieri rimandato.

Hirscher papà cannibale

Dopo ogni gara dominata dice che potrebbe essere l'ultima e corre a casa dalla moglie e dal suo bambino caricando di aspettative e pressioni i suoi rivali che non vedono l'ora di vederlo papà a tempo pieno per poter finalmente cominciare a vincere qualcosa. Lui è Marcel Hirscher, l'uomo che negli ultimi otto anni ha reso possibile quello che sembrava assurdo, vincere sette - ma fra un mese e mezzo saranno otto - coppe del mondo assolute consecutive. A Åre farà solo gigante e slalom, gare che si annunciano spettacolari perché le piste svedesi, non difficilissime, potrebbero creare qualche sorpresa. Non sarebbe una sorpresa però se a vincere fossero Henrik Kristoffersen, che non è mai salito su un podio mondiale, o il giovane e fortissimo slalomista francese Clement Noel, i soli che negli ultimi tempi hanno dato seriamente fastidio al cannibale dello sci.

Sfide tese fra Shiffrin e Vlhova

Chi darà fastidio invece a Mikaela Shiffrin, l'Hirscher in gonnella che a nemmeno 24 anni punta al quarto oro consecutivo in slalom con contorno di vittorie in superG, gigante e forse combinata? La candidata numero 1 a far abbassare la testa all'americana (che quando perde o non vince per distacco fa appunto come i bambini sgridati, abbassa la testa e si guarda le scarpe) si chiama Petra Vlhova, viene dalla Slovacchia ed è di qualche mese più giovane di lei, cosa che alla Regina dà piuttosto fastidio. In stagione Mikaela ha perso solo sette gare su venti, tre in gigante, due in discesa (che ai Mondiali non farà), una in slalom e una in parallelo.

Italia competitiva

L'Italia schiera una squadra più agguerrita e completa di quella che nel 2007 tornò da Åre con tre medaglie (fra gli uomini oro Staudacher in superG e argento Moelgg in slalom, bronzo di Denise Karbon in gigante), ma un solo altro piazzamento nei primi dieci. Sulla carta, gli azzurri sono da podio in sette gare su dieci (escludiamo gigante e slalom maschili più slalom femminile) con atleti favoriti nelle quattro prove veloci, nel gigante femminile e nelle due combinate.

Le nostre punte sono Dominik Paris, Christof Innerhofer, Federica Brignone, Marta Bassino, Nicol Delago e naturalmente Sofia Goggia, tornata in gara dieci giorni fa fresca, motivata e subito velocissima.

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