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Il Mondiale è di Vettel Alonso: «Orgoglioso del mio anno migliore»

Due Ferrari sul podio nel Gp del Brasile non bastano. Per solo tre punti il tedesco della Red Bull è campione per la terza volta. Lo spagnolo: "Tutti mi rispettano. E ora un'auto migliore"

Sebastian Vettel festeggia la vittoria
Sebastian Vettel festeggia la vittoria

Fino all'ultimo. La Ferrari ci ha creduto fino all'ultimo metro. E lo dimostra quella macchia rossa colorata sul podio da Alonso secondo e Massa terzo. Una macchia rosso rampante, non abbastanza rossa però da portarci a casa il titolo. Perché davanti c'è Button che si è fatto i casi suoi per tutta la corsa e perché dietro, in sesta posizione, c'è Seb Vettel che a 25 anni e per 3 punti si porta, lui sì, a casa il titolo. Il terzo. Per di più di fila. Seb che ha dimostrato a San Paolo di appartenere a quella categoria rara di persone talentuose che nella iella ci vedono benissimo. Anche quando il proprio team va in tilt. Come dopo poche centinaia di metri, quando si è ritrovato in senso contrario sulla pista, con gli altri che lo schivavano e la fiancata sinistra vistosamente ammaccata e ultimo in pista, ventiduesimo che solo a scriverlo con lettere rende l'idea di quanto fosse lontano. Colpa di Senna speronatore, colpa di quella brutta partenza in mezzo a colleghi vogliosi di giocarsi il tutto per tutto, colpa della pioggia che andava e veniva e faceva impazzire in pista e ai box. Tanto più che dopo poco ecco Alonso, complice un super Massa, passare alla prima curva sia il compagno che Webber e ritrovarsi virtualmente sul podio, terzo, dietro Hamilton e Button. Per cui mondiale in mano allo spagnolo. Per poco, però.

Vettel è solo. Dal box Red Bull gli dicono che non possono «far nulla per la fiancata rotta» senza aggiungere che ha pure ammaccature sugli scarichi. Però poi sono magie. Perché Seb da 22° che era adesso è campione, perché al giro 6 è già 13°, perché sorpassa ancora e Alonso non è più virtualmente mondiale. E perché al giro 11 mette le intermedie, al 16 è 5° e al giro 20, rientrato in seguito al secondo pit per rimontare le gomme slick (Alonso l'aveva fatto il giro prima) si ritrova subito dietro al rivale. Potrebbe limitarsi a controllarlo, ma non basta. Perché la pioggia fa dispetti e al giro 53 il box perde un po' la testa, snobba l'acquerella in arrivo e lo ferma per montargli gomme medie. Solo che Hulkenberg che intanto aveva ceduto la vetta ad Hamilton se la vuole riprendere e manda fuori l'inglese e verrà punito con un drive through e saranno posizioni preziose regalate ad Alonso. Solo che la pioggia è aumentata e Vettel deve fermarsi di nuovo e il pit è lungo e si ritrova 10° e tutto torna in gioco e Massa cede il 2° posto a Fernando e la radio di Vettel si rompe e lui non molla ed è 7° è 6° e poi e poi...

Questo per dire che il ragazzo ha fatto gli straordinari in gara. Gli stessi fatti da Alonso per tutta la stagione. «Questo è il migliore anno della mia carriera» dirà infatti lo spagnolo. «Per la prima volta ho messo d'accordo piloti, ex piloti e appassionati e ho guadagnato il rispetto di tutti. Sono orgoglioso della squadra e della stagione che abbiamo fatto. Perché il Mondiale non l'ho perso qui, ma quando Grosjean a Spa mi è passato sopra la testa e quando in Giappone, sorprendentemente, Vettel è partito dalla pole» aggiungerà alludendo alla mancata penalità dopo che il tedesco l'aveva ostacolato. «Comunque ci riproveremo... Non avevamo la macchina più veloce ed è già stato un miracolo lottare fino all'ultima curva. Cosa chiedo per il 2013? Un'auto più competitiva». Orgoglioso sì, Fernando, ma nero per lo sviluppo tecnico che non è arrivato, che non ha permesso al Cavallino di proseguire nella resurrezione estiva.

Finisce secondo logica, finisce con la consapevolezza che la Rossa era troppo indietro e che la Red Bull avrà anche il muso di gomma però le fiancate sono di titanio visto che ha retto per tutta la corsa ai danni da speronamento.

Finisce con la solita certezza: nella iella quel ragazzo ci vede benissimo.

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