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Il mondo del rugby è sempre più nero

Super Carter trascina gli All Blacks al terzo titolo iridato, prima squadra a vincerne due consecutivi

LondraRialza quella coppa Richie, come quattro anni fa all'Eden Park di Auckland. Solo che stavolta il palcoscenico è Twickenham e sul golfo di Hauraki è appena spuntata l'alba. La Nuova Zelanda batte l'Australia 34-17 e conquista la sua terza coppa del mondo al termine di ottanta minuti di straordinaria bellezza. Prima squadra a bissare un titolo a quattro anni di distanza. Ha vinto la squadra più cinica con l'Australia che però ci ha provato fino all'ultimo.

La fase di studio dura appena 10 minuti. Carter e Foley finalizzano dalla piazzola l'indisciplina nelle fasi di gioco rotto, ma la partita si avvia a un duello all'ultimo sangue in terza linea. Gli ozzies lasciano sul campo Douglas e Cheika ripiega su Mumm. Sul piano dell'equilibrio in campo cambia poco perché i cani da guardia dei Wallabies costringono ripetutamente gli All Blacks all'errore. Fardy, Pocock e Hooper salgono da soli in cattedra e rubano palloni in serie. Kepu viene graziato da Nigel Owens per un paio di placcaggi in ritardo mentre Carter riporta avanti gli All Blacks con un paio di punizioni. L'allungo degli All Blacks arriva sul finale di tempo con una efficace trasformazione per linee esterne viziate però almeno da un paio di falli. Segna Nehe Milne-Skudder e Carter mette il sigillo sul 16-3. A inizio ripresa il colpo del possibile ko porta la firma di Ma'Nonu che recupera l'ovale e taglia in due una sonnolente difesa aussie.

È solo sul 21 a 3 che scatta la reazione australiana. Senza avere niente da perdere Moore e soci cominciano ad utilizzare l'ovale con maggiore incisività. Marcano con Mumm mettendo a frutto la superiorità numerica maturata con il cartellino giallo sbattuto in faccia a Dean Smith. Poi è Kuridrani ad andare in meta lanciato da un perfido calcetto di Foley. Partita improvvisamente riaperta con i Wallabies lanciati e i tuttineri alle prese con i vecchi incubi. A spazzarli ci pensa prima il fenomenale drop da metà campo di Dan Carter che riporta il punteggio sul +7 a scanso di equivoci e poi un'altra punizione sempre da molto lontano. E' lui l'uomo del match. Quattro anni fa aveva fatto il comprimario a causa di un infortunio. Oggi è il protagonista con quasi 1600 punti all'attivo. Gli All Blacks devono molto alla sua freddezza se sono riusciti a confermarsi sul tetto del mondo. Il futuro è Beauden Barrett.

Sua l'ultima meta, il passaggio del testimone, la ciliegina sulla torta che chiude un mondiale tra i più belli di sempre.

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