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Il monopoli di Raiola passa sempre dal via. Più difficile con Balo

Dall'alleanza con lo United all'arrivo di Ibra al giro tondo di Pogba. Ma con SuperMario...

Il monopoli di Raiola passa sempre dal via. Più difficile con Balo

Tra i pochi (l'unico?) ad avergli detto «no» c'è Pavel Nedved. Attuale vice presidente della Juventus, ex Pallone d'Oro vestendo proprio il bianconero: «Avrei potuto andare all'Inter ha raccontato in passato ma non me la sentii di vestire un'altra maglia. E così dissi al mio manager di lasciare stare». Il suo manager era Mino Raiola: uno che ogni anno da anni muove giocatori come fossero pedine, sposta milioni a decine, indirizza intere campagne acquisti, litiga e fa la pace con chiunque, poi litiga di nuovo e avanti così.

L'estate attuale non fa eccezione, anzi. Ha stretto un'alleanza fortissima con il Manchester United, evidentemente: alla corte di Mourinho ha già recapitato Ibrahimovic e Mkhitaryan, antipasto di Pogba che a questo punto va considerato quasi andato nonostante ieri Allegri abbia precisato che «Paul è ancora un nostro giocatore». Non per molto, probabilmente. Perché di fronte a 120 milioni e a un ingaggio di 12 (più bonus) è impossibile resistere. Il fatto è che una ventina di quei milioni finiranno nelle tasche dello stesso Raiola: le due società stanno discutendo (baruffando?) su chi debba rimetterci quella cifra, il resto è già scritto.

Comunque vada, Raiola avrà vinto: facendo fare al suo assistito il viaggio a ritroso di quello compiuto nel 2012, quando il Polpo lasciò a parametro zero lo United arrivando alla Juve. La quale Juve dovette riconoscere al procuratore più potente del mondo una robusta commissione di 1,635 milioni di euro, cui se ne aggiunsero 4,530 alla sottoscrizione del rinnovo del contratto più altri 2 provenienti dal primo semestre in bianconero dell'ultima stagione: ce ne sarebbe già di che mettere al sicuro chissà quante generazioni a venire, ma ovviamente il giochino è troppo bello per non essere replicato.

Per informazioni e dettagli, basta dare un'occhiata ai curricola di Ibrahimovic e Balotelli. Così, prendendo per buona la percentuale media di un qualsiasi procuratore (tra il 4 e il 10% dello stipendio del calciatore), c'è da strabuzzare gli occhi a ricordare che l'attaccante svedese guadagnava ai tempi del Milan 16 milioni lordi l'anno: ipotizzando un misero 4% di commissione, per l'agente ecco serviti 640mila euro. Ai quali andavano aggiunti 1,2 milioni che lo stesso Raiola aveva continuato a intascare annualmente sino al 2014 dal Barcellona, in virtù di una clausola inserita nel contratto che lo legava ai blaugrana: il solo Zlatan, insomma, era valso per Raiola poco meno di 2 milioni nell'esercizio luglio 2010-giugno 2011, senza parlare dei diritti di immagine. Non basta: dal 2003 ad oggi, Ibrahimovic è stato ceduto dall'Ajax alla Juventus, dalla Juventus all'Inter, dall'Inter al Barcellona (con l'amicone Maxwell al seguito), dal Barcellona al Milan e dal Milan al Psg, fino al trasferimento allo United a parametro zero.

Al confronto, Balotelli pare un dilettante: Inter, Manchester City (per 28 milioni), Milan (20), Liverpool (16) e ancora Milan (prestito) non sono comunque uno scherzo, tenendo anche conto della voce che lo vorrebbe ora di nuovo (quasi) pronto a riabbracciare Mancini all'Inter. Non è tipo da farsi scrupoli, Raiola: le alleanze sono fatte per essere rotte, i contratti e i trasferimenti sono la sua unica stella cometa. Tutti lo sanno, tutti devono prenderne atto. Pure la Juve, certo: ora spaventata anche dal fatto che proprio Raiola è il procuratore di Moise Kean, 16enne talento che lo scorso anno segnò con gli Allievi 24 reti in 25 partite. La Signora vorrebbe aggregarlo alla Primavera di Fabio Grosso, Raiola (con il quale non è stato ancora trovato un accordo per la firma del primo contratto da professionista) vorrebbe invece mandarlo in prestito per accelerarne la crescita tra i professionisti.

Chissà poi perché.

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