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Montella e Spalletti per uscire dal deserto

Milan e Inter in salsa cinese: i primi con troppe novità, i cugini senza l'acquisto boom

Montella e Spalletti per uscire dal deserto

Milano Il primo segnale è arrivato dal botteghino. Il Milan ha fatto quasi il pieno nelle due sfide agostane di discutibile appeal e già scavalcato l'asticella fissata a quota 30 mila per gli abbonamenti. L'Inter è pronta a farsi trascinare dall'entusiasmo contagioso dei 50 mila stasera a San Siro per il debutto contro la Fiorentina a cui ha strappato un paio di puntelli del centrocampo. Così Milano annuncia in modo plastico la missione cinese di voler rialzare la testa dopo anni segnati da un declino malinconico e deprimente. Si riaccende anche il fascino per niente misterioso del derby che conobbe due esiti paralleli nelle precedenti edizioni con rincorse sulla sirena premiate dai sigilli di Perisic e Zapata: furono le isolate occasioni per bagni di folla e l'esaurito in cassa.

Il secondo segnale è arrivato dal mercato. È vero il Milan ha cominciato presto e non ha ancora smesso di stupire la platea degli scettici con l'arrivo di Kalinic che può solo togliere spazio ad Andrè Silva, il portoghese pupillo di CR7, tempestivo nel timbrare il cartellino due volte contro i macedoni. Undici nuovi arrivi sono una squadra intera ed è da questo numero sconvolgente, oltre che dal ritorno di Han Li, il tramite tra Yonghong Li e Fassone, che derivano le difficoltà di Montella. Riconosciute in pubblico anche prima di volare verso Crotone: «Dobbiamo diventare una squadra». Fosse semplice, fosse facile. Consolano la personalità di alcuni rinforzi (Bonucci naturalmente, Conti) e la disponibilità dei reduci berlusconiani (Montolivo, Suso, Bonaventura): sarà decisiva la chimica tra gli uomini oltre che il lavoro del tecnico che si gioca la chance più rischiosa della sua carriera in panchina. Se non porta il Milan in Champions non decolla l'areoplanino.

Spalletti fa finta di compiere un paio di passi indietro ma gli garba parecchio per dirla alla toscana - il ruolo di acquisto top che critici, colleghi e tifosi gli hanno assegnato dal giorno del suo arrivo dopo le settimane consumate nella vana rincorsa a Conte e Simeone. Non ha avuto il campione atteso dalla folla neroazzurra e sul tema ieri ha pure giocato. «A un certo punto ho creduto anch'io alle voci su Vidal e sono andato ai cancelli di Appiano per vedere se arrivava», la battuta. Segno che non ha fatto salti di gioia per Borja Valero e Vecino e nemmeno forse per Cancelo, piuttosto per la riconferma di Perisic che adesso lo condanna a giocare con lo stesso sistema di gioco di Pioli. L'Inter ha più credito del Milan perché parte da una cifra tecnica migliore rispetto all'ultimo Milan, perché ha Icardi che è bomber da 20 gol a stagione, perché non ha l'Europa league nella quale consumare energie preziose, perché Suning ha fama e numeri da magnate mentre il suo dirimpettaio viene considerato quasi un morto di fama e di fame. Al culmine della corsa conterà il piazzamento finale e cioè la Champions league: chi dovesse mancarla, dietro Juve e Napoli accreditate delle prime due poltrone, dovrà dichiarare fallita la propria missione. E ricominciare un'altra attraversata del deserto calcistico.

Che dalle parti di San Siro sta durando da troppo tempo per non lasciare tracce.

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