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Morata e Callejon nacchere da scudetto

Non solo Dybala e Higuain, la sfida passa anche dai loro gol Con Reina e Albiol spagnoli vincenti dopo qualche fallimento

Morata e Callejon nacchere da scudetto

Guardiola? Un bluff. Calmi, il bluff è relativo al periodo Brescia-Roma-Brescia, quando il maestro allenatore era ancora scolaro calciatore e venne in Italia a fare cose piccole e ordinarie, imparando però cose grandi e vere da Roberto Baggio, Andrea Pirlo e Carlo Mazzone. Ma che c'entra Guardiola con Juventus-Napoli? C'entra in quanto spagnolo, perché Callejon, Reina, Albiol e Morata sono spagnoli, todos caballeros (ma nel senso antico e positivo), protagonisti di questa partita e della stagione, ribadendo una sorta di gemellaggio latino che offre alcune contraddizioni. La Spagna è diventata punto di riferimento mondiale per il calcio, la Liga e le squadre più illustri, Barça, Real, i milioni, la qualità del gioco, ma oggi non ci sono le stesse eccellenze che il Paese seppe offrire a frontiere semichiuse, quando la Spagna aveva sempre e ancora Real Madrid e Barcellona a dominare la corrida. Luis Miramontes Suarez prima di tutti, poi anche Joaquin Peirò e Luis Del Sol con il grande Luisito, furono ottimi ambasciatori di quel football. Vennero poi altri brillantinati, biondi, pelati, Ivan de la Peña, un cognome che fu una garanzia, Mendieta, 85 miliardi buttati a mare da Cragnotti, Josè Mari segnalato dalle parti di San Siro come Torres un niño mai diventato hombre, ma anche buoni professionisti, non fenomeni dello stesso censo, da Victor a Borja Valero . Ma è singolare che nessuno dei quattro in campo sabato sera, sia ritenuto da Vicente Del Bosque titolare fisso nella nazionale campione d'Europa. Significa forse che la nostra serie A ha perso i suoi codici di valutazione internazionale, come confermano Higuain e Dybala assoluti attori ma non allo stesso livello con la nazionale argentina. Basta e avanza per renderci allegri.Non vengono segnalate note negative, tecniche e comportamentali, che possano macchiare la stagione dei quattro di sabato sera. Perfette le prestazioni di Reina, uno che para quello che deve parare un portiere (e non l'impossibile che non fa parte del gioco); lineare Albiol, duro il giusto in un reparto difensivo nuovamente saldo; puntuale ed essenziale Callejon, lavoratore e goleador, un calciatore random come definiscono in Spagna quelli che sanno essere presenti e assenti durante la stessa partita ma comunque decisivi; infine Morata, oscurato dalla montata lattea di Dybala, ma di sicura sostanza, stile e velocità pura, un altro ex merengue del Real, forse destinato a rientrare alla Casa Blanca. Un dato accomuna i quattro e, insieme, altri calciatori spagnoli in circolazione: l'immagine, in campo, priva di tatuaggi clamorosi, di creste da mohicani, di orecchini e addobbi da fattucchiera, ormai tipici, quasi indispensabili, per altri frequentatori di football, nostrani e non. E' una questione di cultura generale del Paese che viene illustrata, quasi tutelata, nel calcio. Juventus-Napoli ha questo ingrediente supplementare, un suono di nacchere tra molti strilli, quattro spagnoli che potrebbero, per motivi diversi, firmare la sfida, quattro spagnoli che hanno imparato ad amare l'Italia.

Almeno loro.

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