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Morto Di Stefano, storica bandiera del Real Madrid

Con le merengues vinse 8 campionati, 5 Coppe dei Campioni e una Intercontinentale

Di Stefano con le 5 Coppe dei campioni vinte
Di Stefano con le 5 Coppe dei campioni vinte

Uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, lo spagnolo Alfredo Di Stefano, è morto all'età di 88 anni. Presidente onorario del Real Madrid e leggendario attaccante dei blancos, era stato ricoverato tre giorni fa all’ospedale Gregorio Maranon di Madrid per un attacco cardiaco. Da domenica si trovava in coma indotto. L’ex stella delle merengues soffriva di problemi cardiaci dal 2005, anno in cui gli era stato applicato un pacemaker, e anche lo scorso anno aveva avuto un infarto. Il Real Madrid, si legge sul sito del club spagnolo, piange la scomparsa "del più grande giocatore di tutti i tempi".

Nato a Barracas, uno dei barrios di Buenos Aires (poi fu naturalizzato spagnolo) nel 1926, era figlio di Alfredo Di Stefano, italo-argentino di prima generazione ed Eulalia Laulhé Gilmont, argentina di origini francesi e portoghesi. Da ragazzino mostrò subito a tutti di saperci fare con il pallone tra i piedi. Oltre ad avere una grande tecnica era velocissimo. Dopo aver calcato i primi campetti di calcio con i Los Cardales, la sua prima squadretta, fu notato dal River Plate che tre anni dopo lo tesserò. Dopo un anno era già in prima squadra anche se non riuscì a trovare molto spazio. Dato in prestito a un altro club, l'Huracan, segnò 50 reti in 66 partite. Tornato alla base nel '47, aiutò il River a conquistare il campionato e si impose come capocannoniere. Quello stesso anno fu convocato nella nazionale argentina e vinse la Coppa America. L'anno dopo un clamoroso sciopero dei calciatori, in Argentina, fermò il campionato. Trasferitosi come molti altri in Colombia, nel Millonarios (Colombia), realizzò la bellezza di 157 gol in 182 partite e vinse tre campionati in quattro anni. Diventò però una stella di grandezza mondiale grazie al Real Madrid.

Nel suo massimo periodo di forma era in grado di spaziare in ogni parte del campo salvando la sua porta dal gol per infilare poi subito la palla nella porta avversaria, raggiunta con una delle sue discese travolgenti che gli portarono appunto il soprannome di "saeta rubia", la saetta bionda. In più aveva una caratteristica unica per quei tempi: un attaccante di pura classe che aiutava la difesa, impostava l’azione e andava in gol. Il tutto ad una velocità sconosciuta per quei tempi, quando il calcio si muoveva ancora al rallentatore. Insomma, un leader per classe, carisma e per quell’innato senso di superiorità proprio di un altro argentino che trent’anni dopo gli avrebbe rubato la scena.

Con il Real Madrid Di Stefano vinse 8 campionati, 5 Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e due Palloni d'Oro. Negli undici anni trascorsi a Madrid realizzò 332 gol in 372 partite di campionato, con una media di quasi 0,9 gol a partita. Giocava così bene che si guadagnò anche la convocazione nella nazionale spagnola di Helenio Herrera (nel 1955 era diventato cittadino spagnolo), anche se non potrà giocare il Mondiale in Cile del '62 per un infortunio. Chiuse l'esperienza a Madrid, il 27 maggio 1964 nella finale di Coppa Campioni persa contro l'Inter.

Nel 1964 si trasferì all'Espanyol dove giocò fino al 1966 e appese le scarpette al chiodo all'età di 40 anni. Iniziò a fare l'allenatore.

E anche in quella veste riuscì a fare bene: in 24 anni vinse 5 titoli nazionali (2 campionati argentini, 1 campionato spagnolo, 1 Supercoppa di Spagna e un primo posto nella Segunda División) e una Coppa delle Coppe (con il Valencia nel 1979-80).

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