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"Moser. Scacco al tempo". La sua vita diventa un film

Il ciclista italiano più vincente di tutti i tempi, protagonista del documentario di Nello Correale che racconta la storia del campione trentino

"Moser. Scacco al tempo". La sua vita diventa un film

«Ho portato le ruote della mia bicicletta ai confini della terra, ma senza mai dimenticare da dove arrivo». Inizia così il film sulla vita di Francesco Moser, il ciclista italiano più vincente di tutti i tempi, protagonista del documentario di Nello Correale che racconta la storia del campione trentino.

Dalla piccola comunità di Palù di Giovo un paesino di 500 anime dove la leggenda del ciclismo mondiale è nata e cresciuta («mi è sempre piaciuto paragonare Palù a un gradino, non puoi muovere un passo senza andare in discesa o in salita»), il film dal titolo Moser. Scacco al tempo è il ritratto della carriera di un uomo che si è scoperto campione tardi e capace di collezionare 273 trionfi, tra questi un Giro d'Italia, tre Roubaix di fila e un Campionato del Mondo, senza dimenticare il record dell'ora di Città del Messico.

La pellicola prodotta da Filmwork e Tipota Movie Company in collaborazione con Trentino Film Commission e che sarà presentato mercoledì 2 maggio in anteprima assoluta al 66° Trento Film Festival -, è uno spaccato dell'uomo e dello sportivo, campione e contadino.

Ma che a trent'anni dalla fine della carriera, continua a pedalare ancora tanto in tutto il mondo, e lo fa anche con i "nemici" del passato che hanno accettato di partecipare alle riprese raccontando il loro Moser, quello di ieri e quello di oggi. Dal Cannibale Merckx a Hinault, al grande rivale Saronni, non mancano aneddoti e curiosità. «Non è un film solo sulle vittorie in sella alla bicicletta ci tiene a spiegare il regista -, ma è anche quello sull'uomo che ha saputo cogliere e anticipare le sfide tecnologiche legate allo sport e che non ha smesso di essere un'icona in tutto il mondo». Un campione che, però, resta molto legato alla sua terra, il Trentino. «Fin da piccoli rivela Moser in questo suo ritratto - noi paluderi ci abituiamo alla fatica anche se ci basta alzare gli occhi per rinfrancarci.

Non importa fin dove sono arrivato sono sempre tornato qui dopo ogni vittoria come dopo ogni sconfitta».

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