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Mou contro Conte, è sfida all'Ok Corral

I due allenatori si detestano, nemmeno le "Iene" mettono pace. Sarà gelida indifferenza

Mou contro Conte, è sfida all'Ok Corral

Londra - Forse non sarà l'Ok Corral delle panchine. Ma non c'è nessuna riconciliazione all'orizzonte dell'Old Trafford. Con ogni probabilità, piuttosto, una gelida indifferenza correrà tra José Mourinho e Antonio Conte. Per la prima volta, oggi pomeriggio, seduti a pochi metri di distanza, dopo il furibondo scambio di accuse, illazioni e insulti che aveva riempito le pagine dei tabloid. Una escalation di provocazioni e insolenze, innescata - chissà quanto volontariamente - da Mou, che sembrava riferirsi a Conte nel definire «clown della panchina» certi allenatori scalmanati. Immediata, e altrettanto velenosa, la replica dell'italiano, suggerendo che il collega soffrisse di «demenza senile». Quindi i riferimento di Mou alle disavventure di Conte di Calciopoli. E l'ultimo graffio dell'ex Ct dell'Italia: «È un piccolo uomo, tutto falso».

A 48 ore dal fischio d'inizio entrambi non hanno voluto riaccendere il duello. Ma se Mou, davanti all'invito scherzoso degli inviati delle Iene, è sembrato disposto a metterci una pietra sopra, Conte è stato intransigente. Rifiutandosi di anticipare se stringerà la mano al dirimpettaio al fischio finale. «Penso che in passato abbiamo entrambi detto cose. Per me è ok, non sono interessato a parlare oltre di questo argomento». Ermetico, e ancora visibilmente risentito. Più pacato Mou, che ha perso tre dei quattro sconti diretti contro l'italiano. «L'ho già detto e lo ripeto, (di Conte) non parlo. È un ottimo tecnico con una squadra fantastica». Se allo Stamford Bridge si sono imposti i Blues di misura, ora è lo United, secondo, che comanda con tre punti di vantaggio. In palio, un posto nella prossima Champions League, una deminutio rispetto al recente passato. «Per anni questa partita ha deciso il campionato. Adesso purtroppo non è così. Ma per me diventa sempre più una partita normale», ha ricordato Mou, alludendo al suo passato sulla panchina del Chelsea. Tre Premier League, ma anche due esoneri. E la venerazione dei tifosi strappatagli da Conte.

Abbastanza per detestarsi.

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