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Mourinho non è più special Ferrari e Rossi motori spenti

Il Man United spende e perde, l'Inter gli fa compagnia Harakiri del basket azzurro. E Messi non è Maradona

Mourinho non è più special Ferrari e Rossi motori spenti

Gioie, 2016 ha anche il rovescio della medaglia. Un anno di abbandoni celebri (Phelps, Rosberg, Kobe Bryant, Tim Duncan, Wiggins, Cancellara, Ana Ivanovic, Steven Gerrard, Button), di tristi addii (Muhammad Ali, Johan Cruijff, Cesare Maldini), e di inevitabili delusioni, da riscattare nel 2017.

Partiamo dall'annus horribilis dell'Inter. Perché prima della sosta natalizia 2015, Mancini e i nerazzurri si trovavano in testa. Poi, è un blackout. Arrivano appena cinque punti in cinque partite nel mese di gennaio, seguita dalla rimonta di Juve, Napoli e Roma e l'Inter perde il treno Champions. Con l'inizio del nuovo campionato e il passaggio di proprietà da Thohir a Suning, out Mancini e De Boer in. L'olandese si rivela un flop e viene cacciato per una ignobile media punti di 1,21 in campionato. Il sogno terzo posto sembra compromesso, in attesa di quello che combinerà Pioli.

C'è chi ha persino fatto peggio dell'Inter. È il Manchester United, che spende e spande in ogni sessione di mercato ma continua a non vincere alcunché. Sono lontani i tempi di Sir Alex Ferguson, visto che un degno erede ci sarebbe, cioè Mourinho, ma il portoghese dopo la disastrosa campagna con il Chelsea sta vivendo la peggior annata della carriera e la stampa inglese non perde l'occasione per bacchettarlo. Lo Special One è diventato Normal One.

In termini di talento e di qualità della rosa, anche la nostra nazionale di pallacanestro ne avrebbe da vendere. Eppure, ha fallito l'occasione della vita, il torneo preolimpico di Torino che garantiva la qualificazione ai Giochi di Rio. L'attesa era tanta e per questo il tonfo casalingo contro i croati è un boccone amaro da mandar giù. Stesso discorso vale per Valentino Rossi. Il Dottore, scottato nel 2015 dal presunto «biscotto» tra Lorenzo e Marquez, che quest'anno deve recriminare solo il fatto di essere finito troppe volte per terra. A terra è anche il morale della Ferrari, cui non è bastato rispolverare la migliore versione di Raikkonen, visto che il compagno di box Vettel è sembrato piuttosto spaesato e il divario con le Mercedes non si è ridotto. Anzi, rispetto all'anno scorso il Cavallino non ha vinto neanche un Gran Premio. Un fiasco.

Fallimentare è stata invece la spedizione olimpica dell'Italvolley femminile, che a Rio è riuscita a perdere quattro incontri su cinque (l'unico successo contro le portoricane) e dell'atletica azzurra, che ha chiuso la rassegna a cinque cerchi a quota zero medaglie: per ricordare un risultato simile bisogna tornare indietro di sessant'anni.

Stagione da dimenticare pure per il tennis italiano, da tempo in un tunnel senza fine e dentro una crisi parzialmente celata dal derby di finale allo Us Open 2015. Crisi che sta attraversando anche il pugilato: i dilettanti sono usciti malconci dalla trasferta olimpica, in primis Russo, i professionisti puntavano tutto su De Carolis, ma l'azzurro ha perso l'unica cintura iridata in nostro possesso. È uscito con le ossa rotta dalla prima partecipazione al Tour de France Fabio Aru, che ha voglia di rivalsa e ha annunciato di volersi preparare al meglio per il Giro d'Italia n°100, edizione che vedrà un'imperdibile sfida all'ultimo sangue con Nibali. Sangue freddo, invece, non l'ha avuto Messi nel corso della finale di Coppa America contro il Cile. La Pulce ha fallito un altro rigore e l'Argentina ha perso la terza finale in tre anni.

Infine, tra le delusioni olimpiche va citata Arianna Errigo, eliminata addirittura nei primi assalti del tabellone di fioretto femminile e Federica Pellegrini, giù dal podio per 26 centesimi nei 200 stile libero. La medaglia, per quest'ultima, sarebbe stata il lieto fine di una carriera da sogno, purtroppo trasformatasi in «incubo». Ripartire, però, è il suo forte e infatti poche settimane fa ha vinto l'unica medaglia che le mancava, quella ai mondiali di vasca corta.

Eterna.

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