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Murgia, il laziale doc che ha tradito la piscina

Il 21enne, dopo una parentesi nel nuoto, ha scelto il calcio. E segna un gol decisivo come Nesta

Marcello Di Dio

Roma Chiamarsi Alessandro, quando si veste la maglia della Lazio, non è facile. Specie se l'Alessandro più illustre della storia biancoceleste è quel Nesta, a lungo bandiera di Formello. Quando nel 1998 il difensore, ora emigrato negli States per allenare il Miami, regalò con una sua rete la Coppa Italia alla Lazio nella finale con il Milan, Murgia aveva appena due anni. Mai avrebbe pensato di far esplodere l'Olimpico con un suo gol decisivo ai campioni d'Italia della Juve. Diventando l'eroe per caso della truppa di Inzaghi.

La trafila di Alessandro Murgia, 21 anni compiuti il 9 agosto scorso, è identica a quella di Nesta. Nato e cresciuto nella scuola calcio della Lazio, dove entrò quando di anni ne aveva 12. E dire che i suoi genitori (papà Francesco, emigrato a Roma da Olbia, e mamma Antonella) lo avevano iscritto a nuoto. Ma Murgia, che ha una sorella attrice (Nicole, moglie del genoano Bertolacci) di mestiere voleva fare il giocatore ed è per questo che dalle giovanili del Colombo è arrivato alla Lazio. Da allora ha sempre indossato il numero dieci, che ha lasciato solo per approdare tra i grandi. Nel suo palmarès c'era già una Supercoppa, oltre a due Coppe Italia, vinte con la Primavera sotto la guida di Inzaghi.

Che non ha esitato, la scorsa estate, ad aggregarlo alla prima squadra, lanciandolo in serie A il 17 settembre (9' con il Pescara). Un mese più tardi la seconda chance: il centrocampista ha ora la maglia numero 96 e ci mette cinque minuti a Torino per lasciare il segno con una zuccata vincente. Non è una punta, ma ha sempre avuto una certa confidenza con la porta. Già ai tempi degli Allievi, l'allenatore avrebbe voluto schierarlo in avanti in un derby con la Roma. «A centrocampo o non gioco», rispose. E guardò tutta la partita accanto al mister in panchina.

Il ct Di Biagio lo aveva inserito tra i pre-convocati per gli Europei Under 21, ma poi era rimasto fuori dalla lista ufficiale. Ci sarà tempo per arrivare all'azzurro. Ora per i tifosi laziali, è già un gioiello da tutelare e proteggere. Per Inzaghi, la freschezza a cui attingere nei momenti di difficoltà. Come con la Juve quando Leiva è stato costretto ad alzare bandiera bianca per i crampi. E lui ha voluto scrivere la storia: 13 minuti in campo, mentre i bianconeri avevano completato la rimonta con Dybala, il tocco per battere Buffon dopo il passaggio al bacio di Lukaku. Corsa sotto la Nord, abbraccio con la squadra e la propria gente.

Che da oggi ha un Sandro in più.

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