Brasile 2014

Da Muslera a Cavani, l'Italia in maglia celeste

In undici dell'Uruguay hanno giocato da noi

Da Muslera a Cavani, l'Italia in maglia celeste

C'è un'Italia vestita di celeste. Un'Italia nascosta nelle maglie dell'Uruguay, un'Italia che conosce tutto di noi e cercherà di farci la festa. Fernando Muslera (ex portiere della Lazio con cui ha vinto una coppa Italia), Martin Caceres (tre scudetti con la Juventus), Walter Gargano (una stagione al Parma, dopo cinque a Napoli, con una coppa Italia in bacheca, e una all'Inter), Alvaro Pereira (un anno e mezzo all'Inter), Diego Perez (da quattro anni cervello del Bologna), Egidio Arevalo (solo un passaggio l'anno scorso con la maglia del Palermo, forse il più sottovalutato dagli operatori del mercato tra gli uruguayani), Gaston Ramirez (due anni e 12 gol con la maglia del Bologna), Alvaro Gonzalez (colonna della Lazio dal 2010, una coppa Italia anche per lui), Abel Hernandez (uno che a Palermo è ormai di casa dal 2009), Diego Forlan (il leader, Pallone d'oro dei mondiali sudafricani, ma il più sfortunato nella sua avventura italiana: appena 18 partite con l'Inter 2011-12 in una stagione tutta da dimenticare) e infine niente meno che Edinson Cavani che in Italia, prima a Palermo (109 partite e 34 gol) e poi soprattutto a Napoli (104 partite e 78 gol con una coppa Italia) è diventato il Matador che tutti conosciamo.
Undici “italiani” vestiti di celeste, che non andranno tutti in campo domani contro di noi, ma che certo avranno un peso specifico nella preparazione di questa partita, assieme all'esperienza italiana che si fece lo stesso Oscar Tabarez negli anni Novanta. Se ci siamo coltivati delle serpi in seno lo scopriremo domani sera a Natal. Di sicuro questa pattuglia conosce tutto della nostra nazionale, delle nostre abitudini calcistiche. Forse più di quanto possiamo sapere noi di vizi e virtù di questi undici uruguayani.

Insomma, sarà una specie di derby, al di là di tutto quello che può legare Italia e Uruguay nel calcio e nella storia. Ma d'altra parte non è la prima volta che ci troviamo in queste condizioni. Anche a Italia '90 ci trovammo di fronte Ruben Paz e Ruben Sosa, Gutierrez e Perdomo (sì, proprio quello del cane di Boskov...) per non dire di Pato Aguilera, ma agli uruguagi non bastò per farci fuori. Certo, poi ci andò male con l'Argentina di Balbo, Caniggia e Maradona, ma quella è un'altra storia...Italia-Uruguay, insomma, sarà anche una sfida a scacchi. Conosceranno meglio loro le nostre mosse o noi le loro pedine? Alvaro Gonzalez, uno che il calcio italiano lo vive da anni, ha spiegato ai compagni le debolezze di Balotelli, l'uomo più temuto anche in Uruguay: «Dovremo cercare di “toglierlo“ dalla partita, sfruttando la sua emotività instabile...» E poi ha confidato che «bisognerà stare addosso a Pirlo, a lui bastano due secondi per mettere un compagno davanti alla porta». Insomma, due “segreti“ che avrebbe potuto svelare chiunque, ma forse questo è solo ciò che hanno raccontato pubblicamente. Il resto se lo terranno nello spogliatoio. L'unico che sembra non aver segreti è Tabarez: senza Lugano affiderà Balotelli al baby Gimenez, il “nuovo Montero”, mentre a destra rientrerà Maxi Pereira «che fa parte del dna della Celeste».

Un dna che arriva da lontano e che anche noi conosciamo bene.

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