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Napoli, addio titolo tra le polemiche

Il pari col Torino e lo scontro a distanza tra De Laurentiis e Sarri: «Ciclo chiuso? Forse»

Napoli, addio titolo tra le polemiche

Ora che l'addio allo scudetto è realtà, è il momento delle analisi e delle riflessioni in casa Napoli. Già iniziate, per la verità, dopo le frasi tranchant del patron De Laurentiis dopo giorni di silenzio seguite alla fatal Firenze. Il numero uno azzurro ha di fatto chiuso il ciclo Sarri («io non sono prigioniero di quest'allenatore...») e ha già spaccato la tifoseria partenopea (ultras a favore del tecnico, gli altri dalla parte del produttore cinematografico).

L'abbraccio dei 47mila tifosi per la partita con il Torino «che non aveva più nulla da dire a livello di classifica» (Sarri dixit) e le lacrime di Jorginho consolato dallo speaker dello stadio sono le immagini principali del caldo pomeriggio del San Paolo nel quale il filo del sogno tricolore si è spezzato definitivamente. «Nessun giocatore e nessun allenatore può pensare di vivere qualcosa di meglio: essere festeggiato nella settimana in cui perdi le speranze», così l'allenatore che sembra avere la valigia in mano.

Prima, però, vuole mettere le mani sul vero «scudetto» del Napoli: superare il record di punti (86) stabilito nella passata stagione e magari sfondare quota 90. «A questo proposito so già che mi arrabbierò molto in queste due settimane finali del campionato...», ha ammonito Sarri. Che lancia a sua volta dei messaggi al presidente: «Mi ha fatto vivere un'avventura straordinaria che è quella di allenare la squadra che tifavo da bambino. Io ho la coscienza a posto, ho cercato sempre di fare il meglio per la squadra, quindi mi dispiace se non è contento ma fino a un certo punto. Se sto riflettendo sul mio futuro non è certo per quello che ha detto. Ciclo finito? Lo deciderà la società, se è impossibilitata a tenere sei-sette di questi giocatori allora sì». Una frase che dice già molto sul futuro prossimo.

Alzare bandiera bianca sul fronte campionato nel giorno in cui Mertens (31 anni ieri) torna al gol dopo due mesi e Hamsik taglia il traguardo dei 100 gol in A (due reti vanificate dai gol dei granata Baselli e De Silvestri nel giorno del ritorno di un ex da molti non dimenticato come Mazzarri) sembra quasi un paradosso. E se lo slovacco parla di un «pizzico che manca per arrivare alla Juve», Sarri è più realista: «Sotto certi punti di vista il Napoli non è attrezzato per competere con la Juventus. Se partiamo dai soldi, entri in un concessionaria io con 5 milioni e tu con 500mila euro, io compro la macchina che va più forte. I bianconeri poi non hanno mai dato la sensazione di avere momenti di flessione importanti, quindi noi abbiamo fatto un campionato straordinario. E sfortunato, tra i pali, gli infortuni di Milik e Ghoulam che per rose ristrette come la nostra incidono molto e il passare nel giro di pochi minuti dal sorpasso al campionato finito».

C'è voluta la Juve migliore di Allegri (che per la prima volta da quando guida i bianconeri supererà 91 punti) per matare un Napoli che ci ha provato in tutti i modi. Rompere l'empatia tra il pubblico e Sarri sarebbe un finale doloroso per una squadra che ha onorato il torneo, ma è anche vero che lui non è un giovane che si sta imponendo e se vuole dare sostanza a quello che ha fatto non deve più investire ma raccogliere. «Dalla fine del campionato alla scadenza della clausola da 8 milioni ci sono 11 giorni - ha sottolineato l'allenatore - Un tempo sufficiente, pure De Laurentiis e Giuntoli avranno idee più chiare su acquisti e possibili cessioni».

Il futuro del Napoli sta per essere scritto.

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