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Il Napoli rilancia la sfida con il Ronaldo degli allenatori

Il Napoli rilancia la sfida con il Ronaldo degli allenatori

T ra le panche che contano, Carlo Ancelotti è andato a scegliersi la panchina che scotta. Non tanto per l'eredità (uno scudetto perso?) lasciata dai magheggi tecnici di Maurizio Sarri, quanto per la difficoltà del rivoltare una squadra senza avere adeguato sostegno dal mercato e, di conseguenza, dovendo fare i conti con un presidente dal braccino corto. Eppure questa di Ancellotti è una delle sfide più intriganti del campionato. Se la Juve ha scelto il top dei giocatori, il Napoli si è portato a casa il top degli allenatori italiani, con buona pace di Allegri e Mancini rispettivamente tecnici della squadra più forte d'Italia e della nostra nazionale. Dalla triade appena citata si intuisce, però, che il pallone della serie A ha panchine ben fornite. Forse non altrettanto le squadre, se si escludono Juve e magari Inter. Ma come raccontano le battute (veritiere), le squadre si compongono con buoni giocatori, scudetti e coppe si conquistano con grandi giocatori, gli allenatori badino a non far danni.

Il ritorno di Ancelotti in patria sarà certamente un valore aggiunto per il nostro calcio. Ma basterà per il Napoli? Qui la risposta costringe ad un bel grattar di crapa. La squadra è stata rinforzata al minimo: piccoli aggiustamenti. La mano di Ancelotti è camaleontica: sa adeguarsi alle situazioni. Ma per i miracoli rivolgersi altrove.

A prescindere dai risultati, il suo è il miglior ritorno che si potesse chiedere al calcio nostro: un tecnico che non mette se stesso e i concetti davanti alla squadra. La nouvelle vague, mettiamoci anche Di Francesco, ha bisogno di prendere belle sberle prima di capacitarsene. La serie A sarà meno affascinante rispetto ad altri campionati, eppur stavolta ha la fortuna di avere in casa un tris d'assi della panchina (oltre a CR7 in campo) che gestiscono i calciatori, prima degli schemi. Allegri, incontrastato numero uno degli ultimi anni, Mancini, con lunga e vincente esperienza da trasferire in Nazionale, e Ancelotti, signore delle coppe e degli scudetti, garantiscono una linea al nostro pallone.

Poi ci sono le stranezze: per un Sarri che ha perso lo scudetto, ma ora lavora al Chelsea, è rimasto a piedi l'unico altro tecnico di valore che lo scudetto, invece, lo ha vinto. Antonio Conte in tribuna, gli altri ad allenare: vien da sorridere.

Pur concedendo meriti a Gattuso, forse non ha visto male chi, nel nuovo Milan, ha provato a fargli una telefonata.

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