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Il Napoli trascina l'Italia nei quartieri alti dell'Europa

La squadra di Sarri, ultima qualificata, sembra la più attrezzata. Ma rischia un girone di ferro come la Roma

Il Napoli trascina l'Italia nei quartieri alti dell'Europa

Grazie al Napoli, tre squadre italiane in Champions league. Sì, grazie al Napoli, alla squadra, al suo gioco, a Maurizio Sarri, alle sue idee a volte intossicate da un frasario greve e fastidioso, comunque verace.

Tre squadre come non accadeva da quattro anni ma stavolta il merito è pieno, dietro la Juventus, Roma e Napoli sono realtà tecniche effettive del nostro football. Quella di Sarri poi è capace di risultati impossibili tanto ha raggiunto una coscienza collettiva, una solidità psicologica e, infine, una capacità tattica che la rendono la migliore, la più affascinante del trio. Il Napoli gioca a due tocchi e, quando alza il ritmo, a un tocco solo, un tiki taka vero e niente affatto noioso e stucchevole, come era diventato quello del Barcellona. Un elastico continuo con soluzioni offensive dinamiche, impreviste dall'avversario ma prevedibili per chi ha studiato davvero il pensiero dell'allenatore toscano.

Sarri non spaccia football, non va in televisione per spiegare al colto e allo stolto che quello che insegna lui è la migliore dottrina, quella vincente in assoluto, come usavano e usano fare ancora alcuni colleghi suoi, reduci o patetici. Va al sodo, da ex uomo di finanza bancaria, fa due conti e tira il totale. Ha lucidato un monile che era offuscato, dico del belga Mertens, ha valutato al massimo l'eredità spagnola di Benitez, da Reina ad Albiol, a Callejon, ha dato fiducia totale di ruolo allo slovacco Hamsik, ha dovuto rinunciare a Higuain prima e poi al polacco Milik, ha completato la maturazione di Insigne, prima mettendolo in castigo e invitandolo al silenzio e quindi dandogli il premio meritato, non ha chiesto la luna all'astronauta De Laurentiis e facendo di necessità virtù ha ottenuto finora il massimo con il minimo.

E', di sicuro, un allenatore nel senso antico del termine, allena, dunque, senza ricorrere a speciali strategie orali, strilla, urla, scene drammatiche. Il Napoli è una cosa seria, potrebbe essere il suo anno. Non perché abbia eliminato il Nizza che non è nulla se pensa di essersi rinforzato con due statue di cera come Balotelli e Sneijder, ma perché da mesi, da tutto il girone di ritorno scorso, ha preso a lievitare, perfezionando il gioco, quasi come una macchina perfetta, nella quale anche sostituendo alcune componenti, resta la stessa.

Tutto questo, però, non conta per l'Uefa, per il ranking che porterà il Napoli a essere inserito oggi, nel sorteggio di Champions, in terza fascia, insieme con la stessa Roma. Saranno gruppi tosti ma chi gioca la Champions sa benissimo che non si tratta di un torneo amichevole: porta denari, porta immagine e credibilità, porta esperienza e porta quel prestigio di cui il calcio italiano abbisogna, pensando al prossimo mondiale e alla trasferta di settembre, in Spagna. Il futuro delle nostre tre dipende non più dai piedi ma dalla mano di Francesco Totti, ambasciatore del calcio italiano, premiato dall'Uefa e chiamato a pescare le concorrenti europee. Con lui ci sarà anche Andriy Shevchenko, un altro pezzo di storia del nostro campionato.

Viviamo di ricordi, sperando di godere nel futuro.

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