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Nel calcio incomincia l'era Gravina

Riformerà i campionati, tranne la A. Vuole i playoff e gli Europei 2028

Marcello Di Dio

Roma Il 29 gennaio scorso la sfida a tre per la successione del dimissionario Carlo Tavecchio alla guida della federcalcio finì con un nulla di fatto. La Figc fu così consegnata nelle mani del Coni, che la commissariò con Roberto Fabbricini. Oggi, nella stessa sede dell'hotel all'aeroporto di Fiumicino, sarà finalmente eletto un presidente: quel Gabriele Gravina che ha stabilito una solida alleanza con l'ex avversario Cosimo Sibilia e, almeno fino a un mese dal voto, anche con Damiano Tommasi che poi si è sfilato ma che oggi potrebbe dare il suo consenso.

Ci sono voluti 11 mesi e una fase commissariale non certo felice per tornare alla normalità e uscire dalla palude. Gravina è un dirigente di lungo corso, conosce il calcio come pochi e ha sbaragliato la concorrenza (a cominciare da Abete che era il candidato iniziale della cordata vincente e poi stoppato dal Collegio di Garanzia dello Sport per la sua incandidabilità, fino a Moratti, nome messo in campo da Andrea Agnelli e dalla Lega di A solo per poche ore). In più l'ex numero uno della C ha le spalle larghe per poter governare almeno due anni.

Il sottosegretario con delega allo sport Giorgetti e il presidente del Coni Malagò (oggi presenti all'assemblea elettiva insieme al presidente Fifa Infantino, non ci sarà invece il numero uno dell'Uefa Ceferin, un segnale politico chiaro...) avrebbero voluto un volto nuovo, ma nessuno ha trovato la convergenza su un candidato da opporre a Gravina. Che oggi dovrebbe essere eletto già al primo turno: per ora ha il consenso sicuro della Lega Dilettanti di Sibilia (34 per cento), la Lega di C (17), l'Aia (2) e l'Assoallenatori (10) e a questi si accoderanno anche molti voti di A e B.

Tornerà nel governo del calcio la serie A, motore del movimento, con il presidente Micciché che siederà in consiglio federale (che si insedierà oggi ma le prime decisioni verranno prese solo a novembre) insieme probabilmente a Marotta e a Lotito, se vincerà il ricorso sulla sua elezione. Fra le priorità del programma di Gravina la giustizia sportiva e la riforma dei campionati. La serie A resterà però a 20 squadre, questione di contratti tv e concorrenza internazionale, con Gravina che sogna i playoff scudetto, anche se in realtà l'idea può valere solo per i posti in Champions. Anche la B sarà a 20 dopo il grottesco balletto di questa estate e le iscrizioni saranno finalmente una cosa seria. C'è poi il progetto-semiprofessionismo in Lega di C, guidata da novembre da Ghirelli. Infine la possibile candidatura per organizzare gli Europei 2028 (l'ultima nostra grande manifestazione i Mondiali 1990).

L'importante sarà avere buoni rapporti internazionali, come era riuscito a fare Tavecchio.

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