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Nel giorno della sentenza il club ritira la querela contro gli ultrà: «Si sono pentiti»

Q uaranta è un numero magico. Sono quaranta gli anni appena celebrati dalla Caritas Diocesana Bergamasca. Sono quaranta gli ultras atalantini che hanno evitato la galera e verranno accolti come volontari dal suddetto organismo pastorale. Mi auguro che non facciano parte del gruppo di volontari, tra i 18 e i 35 anni, che la Caritas di Bergamo sta ricercando perché possano fare da accompagnatori ai venticinquemila studenti delle scuole bergamasche che visiteranno l'Expo per il progetto Pane e Pesci. Per loro è previsto rimborso spese, pasto e ingresso gratuito. Non male se non ci fossero certi precedenti sul campo del volontariato da curva, fatti e misfatti, aggressioni, minacce, varie ed eventuali.

Antonio Percassi, presidente dell'Atalanta, ha deciso, a sorpresa, ieri mattina, di ritirare la querela che il suo predecessore Alessandro Ruggeri aveva presentato nei confronti degli esagitati, per mantenermi basso, che spesso e volentieri hanno rovinato le domeniche della Dea, degli avversari e di qualche malcapitato e che si erano distinti per un assalto al centro sportivo di Zingonia, danneggiando uffici e spogliatoi. Il pubblico ministero aveva richiesto una condanna tra 1 e 2 anni ma i capi di imputazione, danneggiamento e violazione di domicilio, non saranno oggetto di sentenza per la decisione presa dal presidente atalantino. «Abbiamo ricevuto una lettera di pentimento» hanno fatto sapere dal club, «poi i tempi tecnici per l'accordo hanno portato all'annuncio di ieri» il senso della spiega.

Fatto sta, Claudio Galimberti, detto Bocia, capo degli ultras bergamaschi, è stato condannato ad anni tre di reclusione per ripetuti atti di violenza fuori e dentro lo stadio, mentre è stato assolto per i fatti di Zingonia, avvenuti nel 2010. Lo stesso Galimberti, la scorsa settimana, era riuscito, insieme ad altri sodali, ad interrompere l'allenamento della squadra alla vigilia della trasferta di Roma, ordinando ai calciatori di portarsi sotto la curva e di ascoltare, in silenzio, il gentile ma utile sermone. Edy Reja, l'allenatore, intuendo la situazione aveva commentato: «Ci hanno dato la carica». Piccolo particolare di cronaca e di costume: il "Bocia" è stato, fino a qualche tempo fa, tesserato federale, figurando come calciatore di una squadra in eccellenza.

Dalla tolleranza zero, dunque, si passa, come si usa nel nostro Paese, alla tolleranza zero virgola, dipende dalle circostanze e dagli astanti. Ad esempio i fottuti idioti della Roma si sono radunati fuori dall'Olimpico, proprio in occasione dell'arrivo degli atalantini e hanno inscenato una patetica sagra di insulti, con l'esposizione di lenzuoli macchiati da scritte volgari nei confronti di James Pallotta, colpevole di essere bostoniano, boia, infame e per niente affatto amico dei canari di curva. Malagò, che della Roma è tifoso vero, come presidente del Coni ha capito che il calcio non ha speranze e futuro: «… se non riusciamo a spiegare che non può essere il luogo dove la gente possa esprimere pareri offensivi. La parola ultras non deve significare delinquenza».

Parole belle, ha detto Giovanni, ma, in verità, per la cronaca e per l'enciclopedia Treccani significano proprio e soltanto quello.

Alla prossima.

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