Brasile 2014

Rivedremo lo show del Messico o la pena di Roma?

Nell'86 incantarono Diego e Burruchaga, nel '90 bastò un rigore di Brehme

Jorge Valdano anticipa Jakobs e infila in diagonale il gol del 2-0. Ma l'Argentina dovrà ancora soffrire
Jorge Valdano anticipa Jakobs e infila in diagonale il gol del 2-0. Ma l'Argentina dovrà ancora soffrire

Nell'ultimo atto di Italia '90 fu la prima finale mondiale della storia a ripetersi, per giunta nel giro di due edizioni, adesso diventa la finale più vista della storia dei mondiali. Argentina-Germania al Maracanà si porta appresso un marchio doc, che dovrebbe conferirle l'aura di superclassica del calcio mondiale, ma solo il campo potrà dire qualle faccia rivedremo delle due finali precedenti. Le due sfide giocate tra l'86 e il '90 sono andate in archivio infatti come una delle più belle ed emozionanti finali di sempre (quella messicana vinta dall'Argentina) e quella probabilmente più brutta di tutti i tempi (quella italiana vinta dai tedeschi), con meriti e colpe che vanno divisi equamente tra le due squadre.

Nell'86 va in scena il trionfo di Diego Maradona, spinto dalla mano de Dios e da tutte le sue magie. Sulla panchina argentina c'è Carlos Bilardo, che mette attorno al Pibe un'Argentina di mastini con pochi giocatori di livello: Valdano, Burruchaga, Ruggeri. Franz Beckenbauer, da un paio d'anni ct tedesco, risponde mettendo Matthäus a marcare a uomo proprio Maradona, visto che la regia dei Panzer è affidata a Felix Magath, francobollato a suo volta dal mediano Giusti. I presupposti per una partita bloccata ci sono tutti, ma non sarà così: l'Argentina prende il largo con un gol di testa del libero Brown e il raddoppio di Valdano. Un'ora di gioco e sembra fatta, ma la Germania comincia la risalita: in otto minuti l'interista Rummenigge e il futuro romanista Voeller pareggiano. La sfida sembra destinata ai supplementari ma Maradona per una volta sfugge alla morsa di Matthäus e inventa il lancio per Burruchaga che va a segnare il 3-2 che vale la seconda coppa albicelesete.

Passano quattro anni e le due nazionali si ritrovano di fronte all'Olimpico romano: i tedeschi questa volta hanno Matthäus in cabina di regia e riservano il corazziere Buchwald al controllo di Maradona, mentre l'argentina del solito Bilardo è sempre più operaia e rude con l'unica luce di Caniggia (squalificato però in finale) al fianco del Pibe e con un portiere, Goycoechea, diventato fenomeno durante i mondiali parando i rigori della Jugoslavia nei quarti e dell'Italia in semifinale. Fischi dell'Olimpico all'inno argentino, partita brutta e bloccatissima, alla fine decide l'arbitro messicano Codesal che nega un rigore a Dezotti e ne concede uno a Voeller con molta benevolenza. Segna Brehme dal dischetto, ma il resto è tutto da dimenticare, comprese le espulsioni di Monzon e Dezotti.

Altro che notti magiche.

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