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Da Niang a Evra e Cassano addii senza complimenti

Il milanista va al Watford, Fantantonio lascia la Samp: tanti i giocatori in declino messi alla porta

Da Niang a Evra e Cassano  addii senza complimenti

Federico Malerba

Lasciare la tua squadra a gennaio, nel bel mezzo della stagione, è già triste di per sé: perché in ogni caso interrompe a metà una storia. Poi comunque ci sono addii e addii. C'è chi lascia perché è cresciuto e va a misurarsi su palcoscenici più importanti e chi invece deve fare i conti col proprio declino: i più fortunati riescono a scegliersi una destinazione comoda dove sparare le ultime cartucce prima della pensione, altri invece vengono messi alla porta senza tanti complimenti.

È il caso di Niang, che nel giro di poche settimane è passato da pedina fondamentale a esubero del Milan. Due rigori di fila sbagliati con Crotone e Roma (pesantissimo quello dell'Olimpico, perché potrebbe aver cambiato verso al campionato dei rossoneri), un virus che lo ha messo ko consentendo a Bonaventura di consacrarsi nel suo ruolo e in ultimo l'arrivo di Deulofeu hanno convinto Montella a scaricarlo: lo stesso tecnico che a metà ottobre diceva «può diventare un leader» adesso spiega pubblicamente che «si è fermato», glissando allusivamente sul motivo.

La storia milanista di Niang è finita. Dopo aver rifiutato il Genoa se ne va in Inghilterra, al Watford di Pozzo e Mazzarri che in Italia ha pescato anche un altro «bad boy» come Zarate. La formula è il prestito con diritto di riscatto, ovvero intanto vattene e poi speriamo che a tornare indietro non sia tu ma un po' di milioni. Praticamente la stessa storia di Iturbe che nell'estate del 2014 fece divorziare Conte e la Juventus e che a distanza di due anni e mezzo è stato sbolognato dalla Roma come un ferro vecchio. L'anno scorso la parentesi al Bournemouth fu fallimentare, stavolta si spera che la cura Mihajlovic consenta di recuperare almeno una parte di quei 24 milioni che gridano ancora vendetta.

Investimenti pesanti e promesse non mantenute, come nel caso di Ranocchia e Gabbiadini. Furono pagati rispettivamente 17 e 13 milioni da Inter e Napoli e dovevano essere il futuro del calcio italiano, non solo delle loro squadre. Macché. Il difensore a 28 anni sembra già avere un grande avvenire dietro le spalle: è arrivato anche ad essere capitano ma di un'Inter in declino, e adesso che i nerazzurri stanno rialzando la testa per lui non c'è più posto: pedina di scambio con lo Zenit per arrivare a Criscito o altra destinazione estera, questo il suo destino al quale lui non vorrebbe rassegnarsi. Non tanto diverso da quello di Gabbiadini che nelle ultime ore si è avvicinato molto al Southampton.

Il finale più malinconico di tutti però è quello che sta scrivendo Cassano, che dopo cinque mesi da separato in casa ieri ha firmato la rescissione con la Sampdoria e rischia di smettere con il calcio. Fantantonio ha ottenuto di allenarsi a Bogliasco fino al 28 febbraio e spera in una chiamata dalla Serie A, ma nel frattempo ha messo su una pancia da commendatore e trovare una squadra non sarà semplice. L'ha trovata invece Evra, che alla fine è quello che ne esce meglio di tutti: dopo due scudetti, due coppe Italia, una supercoppa e una finale di Champions lascia la Juve e va a chiudere la carriera al Marsiglia (oggi farà le visite mediche, ndr).

Lui almeno se n'è andato di sua spontanea volontà.

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