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Nibali ancora convalescente «A Rio non penso più Al Lombardia sì. Mi manca»

Pier Augusto Stagi

Le foglie sugli alberi sono ancora verdi: altro che classica d'autunno. Se è per questo, quest'anno, il Lombardia non è nemmeno l'atto conclusivo di una stagione interminabile, incominciata a gennaio in Argentina con il Tour St. Luis, perché l'ultimo grande appuntamento di stagione è tra quindici giorni, il 16 per la precisione, quando nel deserto di Doha andrà in scena la sfida iridata che sorriderà ai passisti veloci, che hanno nel sangue l'adrenalina dello sprinter, come il campione del mondo in carica Peter Sagan e con lui i vari Kittel, Greipel e Degenkolb, Kristoff e Cavendish, tanto per fare qualche nome.

Oggi però si corre il mondiale delle classiche, perché il Lombardia è una delle più dure, esigenti e sfinenti. È il Lombardia, basta la parola, perché nel suo albo d'oro ci sono tutti, proprio tutti i grandi protagonisti della storia del ciclismo: da Giovanni Gerbi a Belloni, da Girardengo a Binda, per arrivare a Guerra, Bartali e Coppi (con cinque vittorie è record, ndr), fino a Merckx, Motta e Gimondi, Moser, Hinault e Saronni, per finire con Bartoli, Cunego, Bettini e Nibali.

Ci saranno due salite inedite, tra le tante, ma non ci sarà Nibali, l'ultimo vincitore, che ancora convalescente per la caduta con annessa frattura della clavicola sulle strade di Rio, non ha la condizione ideale per poter ambire ad un bis che lui ha chiaramente nelle corde oltre che nel cuore. «A Rio non ci penso più ci ha detto il campione siciliano ieri in occasione del premio Vincenzo Torriani ritirato assieme a Giorgio Squinzi, il signor Mapei, grande amico del ciclismo e Mauro Vegni, il direttore del Giro -. Piuttosto mi guardo e riguardo il successo del Lombardia. Quel giorno ho fatto davvero un gran bel numero: non so se quella è stata la vittoria più bella della mia carriera, ma certamente la considero una delle più spettacolari e prestigiose».

Nibali non ci sarà oggi sul traguardo di Bergamo. Ieri sera, subito dopo aver ritirato il premio Torriani dalle mani dei figli del gran Patron del Giro Gianni, Marco e Milly, è volato in Kazakistan per partecipare al Tour of Almaty, ultimo impegno kazako, prima di approdare dal prossimo anno al team Bahrain-Merida. «Spero che Fabio (Aru, ndr) dice -, mio compagno di squadra, possa fare una bella corsa. Ha tutto per poter vincere e io spero che possa succedermi in uno degli albi d'oro più preziosi del ciclismo mondiale».

Da Como a Bergamo: 240 chilometri con due salite inedite inserite nel finale: il Sant'Antonio Abbandonato e il Miragolo San Salvatore. Entrambe presentano pendenze importanti. Oltre ad Aru il ciclismo italiano punta su Visconti, Ulissi, Brambilla e Villella. Ma dovranno vedersela con gente del calibro di Esteban Chaves, Greg Van Avermaet, Julian Alaphilippe, Romain Bardet, Alejandro Valverde e Rigoberto Uran. Diretta tv su Rai Tre a partire dalle 14.

10 e su Eurosport dalle 15.45

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