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Nibali sfiora l'impresa ma il Giro di Lombardia è una conquista francese

Pinot batte l'azzurro sul traguardo di Como Lo Squalo deluso: «Ci ho provato, bravo lui»

Nibali sfiora l'impresa ma il Giro di Lombardia è una conquista francese

Solo la vittoria è bella. Una frase in italiano, tatuata sulla pelle, che ricorda la massima juventina coniata da Giampiero Boniperti, anche se Thibaut Pinot, vincitore ieri de Il Lombardia, simpatizza per il Milan e tifa per il Paris Saint Germain. Vittoria transalpina dopo 21 anni (ultimo Laurent Jalabert, ndr), al termine di una corsa spettacolare e intensa, come solo Il Lombardia sa essere, grazie anche a due super atleti, il già menzionato corridore transalpino, e il nostro immenso Vincenzo Nibali.

Pinot conquista la 112ª edizione della classica di chiusura, la corsa che lui stesso ha definito a più riprese «la più bella». Per il francese della Groupama FDJ che adora il nostro Paese e le gare di casa nostra si tratta del 5° successo in questa stagione, il terzo in Italia dopo la classifica generale del Tour of The Alps e la Milano-Torino di mercoledì. Dopo aver seguito Vincenzo Nibali, scattato sul muro di Sormano all'inseguimento di Primoz Roglic, ed essersi buttato a capofitto in discesa con lo Squalo, Egan Bernal e Primoz Roglic, il transalpino è riuscito a fare la differenza sul Civiglio.

L'azzurro, capitano del Bahrain Merida, davvero esemplare come i suoi compagni Pellizotti, all'ultima corsa della carriera, Pozzovivo e Ion Izaguirre, si è dovuto accontentare della seconda piazza, ma non ne esce certamente ridimensionato: anzi. Alle sue spalle Dylan Teuns, che ha regolato il gruppo inseguitore cogliendo il terzo gradino del podio.

Pantani è stato il suo primo amore (a otto anni). La Bianchi la sua prima bicicletta (sempre a otto). Il Giro del Friuli, la sua prima corsa con la maglia transalpina della nazionale francese dei dilettanti (a 19 anni), mentre il Giro della Valle d'Aosta la sua prima grande vittoria internazionale, sempre fra i dilettanti. E poi la Settimana Lombarda, la sua prima vittoria fra i professionisti (a 21 anni). «L'Italia, il mio secondo Paese», dice questo ragazzo tosto e generoso, che quest'anno al Giro d'Italia, nella tappa di Cervinia, è finito assiderato e sfinito in ospedale.

È nato a Mélisey, 28 anni fa, e quella per la bici è una passione di famiglia. Hanno corso il padre e il fratello maggiore. «La mia prima corsa a otto anni: sono arrivato in fondo. La mia prima vittoria a 10: da solo, perché allo sprint sono negato. Da junior, seguendo il Tour in tv, la folgorazione: diventerò anch'io uno di loro. Anch'io sarò corridore».

Terzo alla Grande Boucle 2014, quella vinta da Vincenzo Nibali, che ieri si è ritrovato tra i pedali, e ha dovuto penare non poco per scrollarselo di dosso sul Civiglio. «Quando Nibali ha attaccato sul Sormano potevo solo rispondergli, ho capito che l'azione era quella giusta e non potevo sognare di meglio: vincere qui a Como battendo Nibali è davvero il massimo. Sono nella forma della vita, ma vincere davanti a Vincenzo è qualcosa di davvero speciale».

E Vincenzo? Il siciliano si dice soddisfatto, ma non felice: «Sul muro di Sormano, quando ho chiuso su Roglic, l'obiettivo era rimanere lì, invece Pinot ha rilanciato e ho capito che era in grande giornata. Non sono superfelice, perché in fondo sono arrivato secondo, ma va bene così.

Dopo quello che è successo a luglio (frattura della 10° vertebra toracica, ndr) posso dire di essere contento di questa corsa, la settimana prossima farò il controllo definitivo alla schiena e spero che il responso sia quello che mi aspetto».

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