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Nowitzki il più grande europeo della Nba? Solo Sabonis e Petrovic possono avvicinarlo

I numeri e le vittorie dalla parte del tedesco, ma il cuore è con gli altri due

di Oscar Eleni

Se ne va dal mondo dorato della Nba il grande tedesco, il Dirk Nowitzki della Bassa Franconia, il bavarese che ha segnato oltre 30 mila punti nel basket più evoluto, portato un titolo nella casa dei Dallas Mavericks. Lascia tenendo per mano il giovane talento sloveno Luka Doncic, staffetta per giocatori europei di classe purissima che hanno incantato e incanteranno le arene del campionato professionistico, quello che nel fine settimana inizierà la vera stagione con i play off andando a caccia del titolo dei Golden State, anche se come europei e italiani tiferemo per Gallinari che sfida i campioni negli ottavi o, magari, per D'Antoni sperando che guarisca, alla guida dei suoi razzi di Houston, così come tiferemo per San Antonio dove c'è Belinelli e Messina fa il vice allenatore.

Si innamorò di lui, di Wunderkind, Sandro Gamba che lo sfidò come avversario, che lo volle nella squadra delle giovani promesse europee per la sfida annuale con i pari età statunitensi. Ha fatto la rivoluzione imponendo il suo tiro da 3 che partiva dal cielo, dai suoi 2 metri e 13. Dal 1998 è stato un protagonista, ma come sempre, adesso noi europei ci scanneremo per stabilire se è stato davvero il più grande di questo vecchio continente prestato ai circenses statunitensi.

Come diceva Mozart tre cose sono necessarie per un buon interprete: testa, cuore e dita. Lui aveva tutto questo. E' stato un protagonista, nessun altro europeo è arrivato così in alto, ma se proprio dobbiamo metterci a discutere allora noi ci fermeremmo il tempo giusto per valutare Arvidas Sabonis, oggi presidente della federazione lituana, ieri speranza dell'Urss e, subito dopo, gloria del suo paese, ma anche il 2 metri e 21 che incantò Portland e la Nba. Aveva tutto, era magnifico, peccato che non abbia avuto la fortuna e la salute e, soprattutto, la squadra giusta per dimostrare chi era.

La stessa cosa si potrebbe dire per Drazen Petrovic, il Mozart europeo come lo definì Enrico Campana sulla Gazzetta, l'uomo che non incantò Portland come fece poi con i New Jersey Nets prima di lasciarci nel 1993 per un incidente automobilistico. Loro due avrebbero potuto davvero competere con il grande Dirk, avevano tutto: talento, tecnica, fantasia e mani d'oro.

Certo nello sport contano i risultati e allora non c'è competizione fra Nowitzki e i grandi europei che sono andati a giocare nella Nba, cominciando dai fratelli Gasol, dal francese Parker, senza contare Marciulionis. Chissà se Meneghin, che pure fu cercato dai professionisti, o magari Creso Cosic, che studiò fra i mormoni, ma non fu mai ingaggiato dalla Nba, avrebbero potuto essere qualcosa di grande se avessero avuto l'occasione che Dallas ha dato al campione tedesco. Ipotesi, ma certo adesso dobbiamo inchinarci all'uomo che è cresciuto nella Vecchia Europa e nel paradiso del grande basket, nel regno dei fenomeni, ha fatto cose straordinarie.

Gli diamo la palma del migliore anche se nel nostro cuore e nella nostra testa siamo convinti che Sabonis e Drazen Petrovic avrebbero potuto avere la stessa gloria se avessero trovato una famiglia come quella di Dallas, uno squadrone come i Mavericks.

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