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La nuova vita della Juve formato esportazione

In Italia è la Signora inviolabile dello Stadium ma in Europa vola in trasferta. E avvisa il Porto

La nuova vita della Juve formato esportazione

Adesso la Juventus sa come si fa. E questa è la più grande vittoria di Massimiliano Allegri. Più degli scudetti e delle coppe Italia, il capolavoro di Max è aver dato una dimensione europea alla Signora. Lo dicono i numeri. Se la finale Champions al primo colpo poteva essere catalogata alla voce exploit, invece la continuità di rendimento acquisita in trasferta è la prova provata di una squadra diventata grande. In questa edizione tre vittorie in tre trasferte nel girone: Zagabria, Lione e Siviglia. La prima facile e quindi non attendibile, le altre sofferte e pesantissime.

Un percorso netto sconosciuto dal ritorno in Champions dopo la conquista del primo scudetto post Calciopoli. Infatti Allegri ereditò da Antonio Conte una squadra che faticava, per usare un eufemismo, appena passava il confine. Un digiuno di ventuno mesi senza vittorie fuori casa condiviso dai due allenatori tra il febbraio 2013 (Glasgow) e il novembre 2014 (Malmoe). E non a caso dopo la vittoria con il Palermo ha sbottato: «Ma se quando sono arrivato c'era la paura di non battere il Malmoe e adesso dite che siamo favoriti in Champions...».

Quella era la Juve che non vinceva in casa del Nordsjaelland e del Copenaghen o peggio ancora veniva eliminata sul campo di patate del Galatasaray. Allegri ci ha dovuto lavorare molto passando anche attraverso due viaggi a vuoto, Atletico Madrid e Olympiacos. Poi ha cambiato marcia. Il tris di Dortmund e il pareggio al Bernabeu spalancarono le porte della finale poi persa con il Barcellona, nella scorsa stagione da ricordare la vittoria in casa del City e soprattutto l'impresa svanita a due minuti dalla fine in casa del Bayern Monaco. E proprio lì la Juve ha preso consapevolezza della sua forza da esportazione che ha portato alle tre vittorie di fila in questa edizione.

Una Signora che finisce per cadere in contraddizione. Perché in campionato le delusioni, pesanti, sono arrivate solo in trasferta: Inter, Milan, Genoa e Firenze. Percorso netto davanti al proprio pubblico. Al contrario in Europa ha vinto solo una volta su tre allo Juventus Stadium.

Comunque domani sera servirà la versione Champions a scanso di equivoci. Calare il poker di vittorie consecutive, che non riesce dal '90 (e portò alla conquista della coppa Uefa) avrebbe un peso specifico clamoroso oltre che sul prosieguo della competizione anche per alleggerire un poco l'ingolfato calendario del prossimo mese.

Sarà anche la prima volta della trazione anteriore esportata all'estero. Modulo vincente, sette su sette, e che dovrebbe garantire alla Juve il salto definitivo di qualità. Perché abbandonata la difesa a tre di natura conservatrice, il 4-2-3-1 ha una filosofia intrinseca europea. Il do Dragao è un banco di prova unico. Un'italiana non esce vincente dal '95, l'ultima a riuscirci infatti fu la Sampdoria di Roberto Mancini. Il Porto vince in casa da sei partite di fila, attacca bene ma difende male. Toccherà a Gonzalo Higuain che dal derby con il Torino non ha più spesso di segnare lontano da casa: 5 trasferte e 6 gol. Al suo fianco atteso, ovviamente, anche Dybala. L'attacco all'Europa parte dal Portogallo. Non sarà una passeggiata: nei primi quattro ottavi disputati settimana scorsa, solo vittorie casalinghe. Le «seconde» hanno battuto le squadre che avevano vinto il girone. Trasferte proibite.

Ma i numeri dicono che adesso la Juventus sa come si fa.

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