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Le offerte di Fassone non scaldano Maldini

Stipendio basso e scarsa autonomia per il ruolo di braccio destro proposto a Paolo

Le offerte di Fassone non scaldano Maldini

Milano E arrivò il giorno del famoso incontro. Non si è celebrato a Teano ma dalle parti di Milano centro. Marco Fassone, prossimo ad del Milan cinese, ha visto ieri Paolo Maldini. L'offerta presentata al campione rossonero è stata molto più articolata di quella prevista in un primo momento e cioè all'ex capitano di mille successi sono stati prospettati compiti non solo di rappresentanza (presso le commissioni Uefa, Fifa e il comitato dei club europei) ma un ruolo di responsabilità tecnica da dividere con il ds Mirabelli alle dirette dipendenze dello stesso Fassone, come scritto nell'organigramma mostrato all'interessato. «Sarai il mio braccio destro» la sintesi utilizzata dal manager ex Inter e Napoli che si è ritrovato dinanzi a una tiepida reazione dell'interessato.

I motivi sono sinteticamente due: 1) l'insoddisfazione per la dimensione dello stipendio non paragonabile a quello da calciatore; 2) l'insoddisfazione per la ridotta autonomia. Maldini non ha dato una risposta definitiva e ha promesso di meditare nei prossimi giorni ma l'impressione ricavata dallo stesso Fassone è quella di un probabile, garbato rifiuto. In passato, d'altro canto, Maldini rifiutò anche il ruolo di responsabile del settore giovanile che gli fu proposto da Adriano Galliani. La sua dichiarata ambizione è di lavorare, come accaduto a Leonardo nel Psg e a Rumminegge nel Bayern, da responsabile unico della parte sportiva, alle dirette dipendenze dell'azionista. Nel caso dovesse andare a vuoto questo primo tentativo, Fassone virerà su Demetrio Albertini e Franco Baresi, attualmente già in forza al club.

In attesa di sventolare una bandiera, il prossimo Milan sta ultimando le operazioni che devono portare al closing della trattativa con Fininvest entro la fine dell'anno. Le banche d'affari coinvolte nell'operazione hanno segnalato alla holding della famiglia Berlusconi che la cifra attesa per fine novembre (420 milioni) è stata già raccolta: il prossimo passaggio è legato alle autorizzazioni del governo cinese per il trasferimento all'estero e il cambio di valuta.

Ma a dare spessore e maggiore credibilità al fondo cinese che acquisterà il 99% delle azioni rossonere è intervenuta l'identità di uno degli investitori (in totale saranno 8-9) svelata dal Corriere dello Sport. Si tratta di TCL, una multinazionale leader nelle comunicazioni, nel multimedia e nell'elettronica, fondata e guidata da Li Dongsheng, 59 anni, con un fatturato da 16 miliardi, già presente in alcuni paesi dell'Europa ma non in Italia. La sigla e il suo azionista di riferimento facevano parte della lista presentata da Sino sports europe ai manager di Fininvest dopo la firma del preliminare del 5 agosto in Sardegna alla presenza di Silvio Berlusconi. Perciò le due date appuntate sull'agenda dei cinesi, non hanno subito alcuna variazione.

A metà ottobre è prevista la partenza di Fassone per Pechino per conoscere personalmente gli investitori; a fine ottobre il probabile incontro ad Arcore col presidente Berlusconi e per fine novembre la firma per la voltura delle azioni.

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