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Ogbonna: "La mia assenza in Nazionale? Spero non sia una scelta politica"

L'ex difensore della Juventus parla della sua assenza in Nazionale: "Io out dall'Italia? Se devo dire la verità non so se la mia assenza nell’ultimo anno sia politica o tecnica"

Ogbonna: "La mia assenza in Nazionale? Spero non sia una scelta politica"

Angelo Ogbonna veste la maglia del West Ham dal 2015 e sta anche sfoderando buone prestazioni. L'ex Torino e Juventus, però, è uscito dal giro della nazionale italiana dal 2016 e ai microfoni del Corriere della Sera ha parlato della sue esperienza in Premier League: "Credo di esserecambiato moltissimo in Inghilterra, soprattutto dal punto di vista caratteriale. Prendo le cose più di petto, mentre in Italia ero più coccolone e tranquillo nella mia zona di comfort. Andare all’estero mi ha fortificato. Le cose me le sono sempre sudate, ma rispetto ad altri che hanno più volte cambiato squadra e soprattutto città io sono sempre rimasto a Torino, prima al Toro e poi alla Juve. E questo incide".

Ogobnna ha poi affermato di non essersi pentito di aver lasciato la Serie A: "Non mi sono mai pentito di aver lasciato la serie A. Certo, mi mancano Cassino dove sono cresciuto e Torino dove ho speso la mia adolescenza. Se sono quello che sono è grazie a queste due realtà. Del calcio italiano non mi mancano le polemiche eccessive". Il 29enne ha poi parlato della nazionale, suo grande cruccio: "La Nazionale? Se devo dire la verità non so se la mia assenza nell’ultimo anno sia politica o tecnica. Potrebbe essere stata politica? Spero di no. Prima di pensare alla formazione c’è da riformare la federazione. Dopodiché per me è un’abitudine non essere considerato, un po’ come Balotelli. Mi baso sulle scelte dell’allenatore. Io e Mario abbiamo iniziato il percorso azzurro assieme. Ma io penso di fare parte ancora della Nazionale, anche se non mi convoco certo da solo. Però gioco in un campionato ultra competitivo, dove tutti vanno al Mondiale. C’è stata presunzione, si è dato per scontato che dovevamo andare ai Mondiali perché ci chiamiamo Italia. Se vogliamo ripartire e non sprecare l’occasione dobbiamo renderci conto che non siamo più il calcio di riferimento. La Premier è occupata da stranieri, ma l’Inghilterra va al Mondiale.

E ci va con una Nazionale multiculturale".

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