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Palermo fatale, Zanetti ko Perso l'ultimo dei reduci

Il capitano esce dopo un quarto d'ora: rottura del tendine d'Achille. La squadra, già sotto, non reagisce. Strama: "È il nostro faro..."

Palermo fatale, Zanetti ko Perso l'ultimo dei reduci

Poca voglia di prenderla alla leggera, s'è rotto anche il capitano dopo un quarto d'ora, roba seria, lacerazione del tendine d'Achille, l'Inter era già sotto, a quel punto è entrato Schelotto e per la prima volta non c'era in campo neppure un reduce. Azzerati quelli del Triplete e assieme fine di un incubo, perchè l'Europa League si allontana rapida così come miracolosamente era riapparsa sull'effimera vittoria di San Siro con il Parma.
Sul campo età media di 25 anni, compreso il 35enne Rocchi, in panchina solo Primavera. E a metà ripresa se ne va anche Silvestre, lesione muscolare alla coscia destra. Quando hanno chiesto a Stramaccioni se ora sarà il caso di mettere dentro un po' di giovani e vedere l'Inter futura, il tecnico romano è riuscito a fare la persona educata qual è, e ha addirittura trovato una risposta che avesse un senso: «Questa è una decisione che devono prendere altri. Io devo mettere la squadra in campo». Lasciando intendere chiaramente che è lì anche perchè è uno che sa stare al proprio posto.
La partita dell'Inter non c'è mai stata, smarrita subito per la sbullonata dell'intero pacchetto difensivo sul gol di Ilicic dopo dieci minuti di gioco del Palermo. Miccoli è entrato in area e si è impossessato della palla rinviata corta e male da Silvestre, Juan Jesus è entrato in contrasto, Miccoli ha resistito e mentre tutti attendevano il fischio di Orsato è riuscito a servire in caduta Ilicic, sinistro con Ranocchia fermo che ha tolto la visuale ad Handanovic, palla nè forte nè angolata, ma dentro.

Il resto è davvero qualcosa di triste, dieci tiri fuori dallo specchio, l'unico in porta è stato di Zanetti all'8', Sorrentino in tuffo sulla sua sinistra ha deviato. La partita mai iniziata è stata tumulata con l'incidente a Zanetti, uscito in barella con al braccio la stessa fascia di capitano donata a Papa Francesco nella sua recente visita al Pontefice: «Non so se sono stato toccato ma ad un certo punto ho sentito tirare, un dolore fortissimo - ha detto Saverio -. Supererò anche questa». La risonanza magnetica in serata conferma la rottura del tendine d'Achille del piede sinistro: tempi di recupero lunghissimi, da sei a otto mesi. Sarebbe dovuto rimanere sull'isola in quanto oggi veniva inaugurato un Inter club e avrebbe fatto da testimonial, con lui la moglie Paula De la Fuente e i figli, tutti rientrati a Milano con la squadra.
Palermo è la sua città maledetta, sempre qui una pallonata di Liverani si era poi aggravata durante il ritorno in aereo verso Milano sfociando in un pneumotorace. Settembre 2010, il 19, il capitano aveva fatto tutti i novanta minuti, 2-1 con doppieta di Eto'o, rimarrà fuori con Bari, Roma e Juventus in campionato, Werder in Champions, rientrerà a San Siro con il Tottenham il 20 ottobre. Un evento per una leggenda che ha fatto della continuità e della integrità fisica i paletti di una carriera inimmaginabile il 13 maggio 1995 quando si presenta a Linate assieme all'avioncito Rambert, primo acquisto di Massimo Moratti su segnalazione di Antonio Valentin Angelillo.

Stramaccioni shoccato, è la perdita più pesante della stagione: «Il faro dentro e fuori dal campo». Zanetti incarna un ideale, materializza una passione, è talmente entrato nel tessuto connettivo del club da sentirne i battiti: «L'Inter è sempre sola nel senso di solitaria, staccata da tutto il resto, al confine - ha detto di recente quando il fuoco della critica non risparmiava neppure lui-. È sola nel senso di unica, nel modo di pensare, di agire e di rapportarsi con il mondo». Non si è preso solo applausi, e lo sapeva. Adesso Stramaccioni ha chiesto quattro gare da giocare alla morte contro avversari diretti, Napoli, Lazio e Udinese. Poca voglia di fare ironia.
Quel settembre di tre anni fa, il gol del Palermo lo segnò Ilicic, come ieri.

Il ragazzo che si allena sulla spiaggia di Mondello, con un padre mai conosciuto, la strada, pochi soldi e solo il pallone per sentirsi vivo, è l'altra faccia di questa giornata sull'isola che da una parte prende e dall'altra dà.

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