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Dopo le parole di Belloli, salta la finale di Coppa Italia femminile

Le giocatrici chiedono una Lega autonoma e la solidarietà dei colleghi. "Trent'anni di inefficienza. Basta così"

Dopo le parole di Belloli, salta la finale di Coppa Italia femminile

"Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche", aveva detto, parlando del calcio femminile. Le parole di Felice Belloli, presidente della Lega nazionale dilettanti, avevano scatenato un putiferio e gli straschichi di quella polemica continuano a farsi sentire.

Si sentono abbastanza da far decidere di non disputere la finale di Coppa Italia femminile, in cui si sarebbero dovute affrontare il Brescia e il Tavagnacco il prossimo sabato. A deciderlo sono state Aic (Associazione italiana calciatori) e Aiac (Associazione Italiana Allenatori Calcio), riunite a Milano in rappresentanza delle squadre di Serie A e B.

Le associazioni hanno chiesto le dimissioni di Belloli e "dopo 30 anni di inefficienza e immobilismo, di dare autonomia al calcio femminile uscendo dalla Lega Nazionale Dilettanti". Chiedono anche un gesto di appoggio da parte dei colleghi uomini.

"Vogliamo un incontro con Tavecchio, giocheremo la finale di coppa Italia solo se verrà detto pubblicamente che dobbiamo diventare autonome", ha messo in chiaro Patrizia Panico, attaccante del Verona e della nazionale femminile. E dal presidente della Fipav, Carlo Magri arriva un'altra considerazione: le pallavoliste sono "un valore aggiunto determinante".

E allora non si capisce perché le calciatrici non debbano esserlo.

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