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Pellè, l'emarginato della serie A «Mi fossi chiamato Pellinho...»

Pellè, l'emarginato della serie A  «Mi fossi chiamato Pellinho...»

Graziano Pellè, cardine della nazionale di Conte ma sempre ramingo per l'Europa: prima in Olanda, ora in Inghilterra. Non si lamenta se la serie A gli ha voltato le spalle, anzi sceglie una battuta: «Mi fossi chiamato Pellinho». La conferenza stampa parte dall'orrore di Parigi: «Stiamo vivendo questo periodo con tristezza e rabbia. Per l'Europeo la preoccupazione c'è, ma non solo nel calcio. Risolverei i problemi con razionalità, senza agire con ignoranza. Tutto ciò che può accadere non solo allo stadio; può succedere anche a un ristorante o per strada, ma non per questo dobbiamo abolire le partite o non passeggiare. Non arrendiamoci. Ad esempio Inghilterra-Francia, se sarà fatta in sicurezza, è giusto che si giochi sennò significherebbe dargliela vinta».Si torna al pallone. L'attaccante del Southampton spiega meglio il concetto di Pellinho. «Non mi piace lamentarmi e dire che in Italia non capivano niente su di me, mentre all'estero sono stati più bravi. È stata anche una mia crescita. Ora dimostro che sono un giocatore. L'ho presa larga, ma tornare in Nazionale è stata la cosa più bella che mi potesse succedere. Ormai capisco l'inglese e pure l'olandese: mi riesce difficile vedere uno come Pirlo in discussione, mentre Gerrard e Lampard sono portati come re. Servirebbe un po' di rispetto Comunque mi manca la bellezza del nostro Paese.

Il nostro campionato che all'estero veniva un po' snobbato, adesso è tornato ad essere considerato. Presto ridiventerà il migliore al mondo». La sconfitta col Belgio va letta bene: «Io sono un punto fermo? Mi pare un parolone Proverò a fare il massimo, ma preferisco i fatti alle parole: quindi facciamoli subito con la Romania. Col Belgio abbiamo fatto buone cose e possiamo migliorare. Trovo giusto che il Ct abbia scelto un percorso di amichevoli toste, così capiremo dove crescere. Sono abituato a sacrificarmi per la squadra e se mi danno due palle buone, io un gol lo faccio sempre. Però devo migliorare anch'io. L'Italia dove deve farlo? Nel gestire meglio con più personalità certe fasi della partita. Siamo veramente un bel gruppo e poi con un tecnico come Conte non ci sono problemi. Chi sgarra è fuori». Quindi Insigne e Berardi sono out? «No, perché il ct è un uomo intelligente e se uno merita la convocazione lo chiama. Le porte non sono affatto chiuse.

Il compleanno di Eder? Gli farò un assist come regalo».

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