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Perché il Napoli ha cambiato mentalità

di Roberto Perrone

L a squadra che negli ultimi anni si è avvicinata di più alla Juventus è stata il Napoli. Dal 2011-12, cioè dal primo scudetto del settennato, è stata quella più tenace nel volerglielo togliere. A fine aprile del 2018 è andata a tanto così dal ribaltone, nessuno aveva mai impensierito i bianconeri in prossimità del traguardo. In questi anni il Napoli ha avuto, a differenza delle altre, a cominciare dalle due milanesi fuori dai giochi per lunghi tratti, una continuità di risultati e una crescita organizzativa che la fa avvicinare molto, anche se ancora non abbastanza, alla Juventus. Il Napoli è meno ondivago dell'Inter. Anche Luciano Spalletti, all'epocale domanda sull'essere o non essere l'anti-Juve ha risposto: Dobbiamo essere gli anti-noi. Napoli e Inter si assomigliano per quella sorta di autolesionismo congenito che spesso li accomuna, un atteggiamento che pare accettare i passaggi negativi senza opporre una reazione adeguata. Però il Napoli ha lavorato di più sulla mentalità come è emerso nelle ultime gare in Europa. Di fronte al poco coraggio dell'Inter, il gruppo ancelottiano ha offerto una prova di grande personalità. I giocatori sono tecnicamente più completi, e quindi duttili, in ogni reparto.

Infine il Napoli, con la Juventus, ha ancora la proprietà italiana. Non è un problema di nazionalismo e neanche di capacità, piuttosto di prossimità. La voce del padrone deve risultare sempre forte, chiara e vicina. Inter, Milan e Roma, al di là dei tanti dirigenti sul posto, con pedigree inappuntabili, hanno pagato in questi anni anche la distanza dal padrone.

Un segnale interessante vedere il giovane Steven Zhang al comando, ma è solo un inizio.

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