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Autogol e tanto spreco. Ora deve tornare Juve

Per i bianconeri il pieno con il minimo. Centrocampo da rivedere, serve brio sulle fasce. Che bravo Coman. Allegri: "Ha personalità"

Autogol e tanto spreco. Ora deve tornare Juve

Avanti con un autogol e tante reti buttate. Non proprio un film da blasonati campioni d'Italia, ma vuol dire che i cornetti sono nelle tasche giuste. Di solito il pallone non perdona: tanto sbagli, tanto ti castigo. Semmai peggio dover parlare di un campionato che parte nel segno dell'autogol, ma forse è destino voluto dalle stelle, se anche il mondiale brasiliano partì con l'autorete: proprio del brasiliano Marcelo contro la Croazia. Poi finirono male sia la Selecao sia la Croazia. Solo un ricordo statistico, non tanto per pensare ad una Juve che finisca rotolando nelle delusioni. Vecchia Juve, questo è certo: nei nomi e nel gioco. C'è poco di Allegri che ha chiuso la partita di Verona con la faccia infuriata, ridefinita «preoccupata» dall'interessato. Juve sprecona: potevano essere cinque gol, Tevez, Vidal e Caceres hanno pescato un palo a testa. Alla fine ha risolto Buffon, scacciando via una pericolosa conclusione di Maxi Lopez sbucato in area come un pericoloso tagliagole fuor della foresta.

Juve che dovrà tornare Signora Omicidi di antica memoria e resettare qualcosa tra centrocampo e difesa, magari raddrizzare la mira di Tevez e Llorente visto che Falcao rimarrà un sogno, con tanto di conferma avanzata da Marotta. «Andrà ad un club (Manchester City ndr.) che può versare decine di milioni». In compenso la sua Signora ha scoperto di avere un altro Principe delle speranze in quel ragazzino francese pescato dal Paris Saint Germain a parametro zero. Kingsley Coman, 18 anni, spedito alle spalle di Tevez ha fatto venir mal di testa alla difesa del Chievo e restituito dolcezze al palato degli juventini che, forse, saranno rimasti desolati dal tanto sprecare e sbagliare della vecchia guardia. «Ha giocato da veterano, grandi qualità nella gestione della palla e nei movimenti. Una partita di personalità», ha sintetizzato Allegri, regalando un quadro dai colori efficaci in poche parole. Coman è stato il vero destabilizzatore per la difesa avversaria e l'estemporaneo devastatore dell'attacco bianconero.

Il Chievo è stato un piumino, uno sparring partner più che un grande muro. Sette nuovi giocatori in campo, tra cui vecchie conoscenze di Allegri: Birsa ex milanista e Schelotto che gli segnò in un derby. La Juve ha tenuto in panca Pereyra, Romulo ed Evra affidandosi solo al ragazzino Coman. Se n'è vista la differenza tra scelte e tra squadre di diverso orizzonte. La Juve ha cominciato il suo tiro a segno pieno di patacche fin dal trentesimo secondo, quando Tevez avrà pensato di ripetere l'esperienza dello scorso anno: prima partita, primo gol. Ed, invece, stavolta ha cominciato sparacchiando male e così ha continuato. Se, per caso, fosse un segnale del destino..... Poi la squadra ha preso possesso del centrocampo, affidandosi ai soliti due corazzieri: Vidal e Pogba entrambi con la faccia di chi è contento di essere rimasto, almeno per l'impegno dimostrato. Forse troppo propensi a tirare ed andare in porta, più che a creare gioco e irrobustire il centrocampo. Non c'era Pirlo, ma ci ha provato Marchisio: con i limiti delle sue qualità. Insomma c'è qualcosa da limare e altro da migliorare in questa squadra che ha bisogno di un gioco di fascia più efficace: Lichtsteiner ha mostrato la strada come un'ala vecchio stile, tutto dribbling e cross. Sarebbero serviti se la Signora avesse avuto miglior mira. Nel finale è entrato anche Llorente che, proprio di testa, si è mangiato un'opportunità: scampanellate sinistre, avviso ai naviganti: non saranno tante le partite in cui è concesso sbagliare così.

Juve che dovrà calibrarsi sulle fasce, si era già intuito l'anno passato. É stata una delle ragioni di frizione tra Conte e la società. Voleva Cuadrado per rimediare. Così non è stato e se n'è andato. Qui Lichtsteiner ha marcato la differenza fra il suo passo di corsa e quello troppo compassato di Asamoah.

La Juve nuova formula stavolta si è cavata d'impaccio, dopo appena sei minuti, con quel corner calciato da Tevez, rifinito dal colpo di testa di Caceres sbattuto sulla schiena di Biraghi: un ex Inter, guarda caso. Allegri ha scacciato l'incubo della prima partita sempre a pollice verso, la Signora ha continuato nella tradizione vincente di Conte.

Ma con certe sbadataggini non si vive felici e vincenti.

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