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Pietrangeli e lo "slam" di feste rovinate

Nicola Pietrangeli fuoriclasse assoluto di un altro tennis: 60 anni fa portava a casa il suo secondo Roland Garros consecutivo. Ma quella polemica sullo stipendio...

Pietrangeli e lo "slam" di feste rovinate

Sessant'anni fa oggi Nicola Pietrangeli portava a casa il suo secondo Roland Garros consecutivo. Nell'anno in cui raggiunse anche le semifinali di Wimbledon (battuto da Rod Laver), diventando da allora «il più grande tennista italiano di sempre». Poi è arrivato Panatta, altro personaggio e altri tempi, ma non c'è dubbio che Nicola sia stato uno dei migliori in assoluto. Perché anche quando le classifiche si facevano a spanne, nessuno dubitava che il terzo posto del ranking fosse un giusto merito.

Ci sarebbe insomma da festeggiare quel 3-6, 6-3, 6-4, 4-6, 6-3 con cui superò il cileno Ayala, soprattutto perché confermarsi un anno dopo in uno Slam è roba che possono fare solo i grandi. Così, però, non è. Sessantanni dopo infatti Nicola Pietrangeli è un signore che ha dato il suo volto al tennis, e che dal tennis è stato ricambiato. Ma che purtroppo è rimasto invischiato in una di quelle diatribe nelle quali non sai bene da che parte stare. Sembra quasi una tradizione, ricordando quanto successo nel 2016 agli Internazionali di Roma, quando i 40 anni dalla prima e unica Coppa Davis azzurra (nella quale Pietrangeli era capitano in panchina) sono stati celebrati con la bocca storta e in tono bassissimo. Colpa di caratteri perennemente contro e, forse, di qualche cattivo consigliere.

Anche in questo caso, nel quale Nick è uscito allo scoperto in un'intervista al Corriere con cui si è lamentato di essersi visto sospendere («senza una telefonata») lo stipendio dal presidente federale Angelo Binaghi. Che ha messo in cassa integrazione tutti i dipendenti e i collaboratori, con lo scopo - ha spiegato la Federtennis in una nota piccata - di sostenere economicamente circoli e maestri durante il disastro coronavirus.

Ecco, appunto: a chi dare ragione? Meglio astenersi, e piuttosto ricordare l'anima gentleman di Nicola campione e testimonial di un tennis italiano che da un ventennio gli ha dato una casa come uomo immagine e ha perfino intitolato a suo nome il campo più bello del Foro Italico. D'altronde Nick, sempre al fianco dell'amica Lea Pericoli, fa parte del nostro meglio, grazie alle sue gesta e poi ai suoi ricordi. E alle sue battute, quelle da intervista s'intende: «Allenandomi meglio avrei vinto di più? Sì, ma mi sarei divertito di meno...». Erano altri tempi: il trionfo al Roland Garros per dire, valeva 150 dollari, però sicuramente qualche serata galante di maggior valore. Era un tennis più umano e per questo è giusto celebrare oggi un campione così simbolo del nostro tennis.

Che, stoppato dal virus nel momento in cui sta tornando in cima al mondo, è comunque imbattibile nel rovinarsi le feste.

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